Sacrobosco – IVXVI (Trovarobato, 2023)

Giacomo Giunchedi, dopo l’esordio con l’alias Sacrobosco Both Sides Of The Sky, torna a ripresentarsi con un lavoro in due volumi, del quale vi presentiamo oggi la prima parte. IVXVI è un’opera di elettronica analogica, dalla quale tracima il corpo, la sua sofferenza e la sua carne. I brani mantengono, pur nelle loro diverse concezioni, questa impellenza organica, quasi di macerazione. Paiono in continuo divenire, tendendo a risacche quasi dub, con strumentazioni che li legano sommariamente ad un mondo rock ma che con quel mondo non vogliono avere nulla a che fare.
Giacomo elabora diverse fonti e diversi spunti, da Pharoah Sanders campionato
nell’iniziale Pearl, a campane, rumori ambientali, distorsioni a mantecare il suo impasto in una saturazione viva e curiosa che, a tratti, libera scampoli acustici scintillanti, come la chitarra sul finale di On Four Walls. Quando i beats si stabilzzano e la maceria passa in secondo piano mi sembra che il viaggio perda un pochino di mordente, vedi la centrale Aerials, ma è anche vero che questo è solo la prima parte ed il disegno complessivo non lo vedremo che con il secondo capitolo.
Ci teniamo strette molte delle sue idee, come le goccie piene di suono di Cauto, ma in generale il sentore di un ambiente umido ed in perenne mutamento, fertile ed ombroso.
Nel finale Sacrobosco si estende con il pianto di Faint che sia avvicina ad un’idea sacrale e sindonica di musica da campo, per poi lasciare spazio ad Hashimoto, suite reiterata di 15 minuti, musica amniotica tutto conserva in attesa di una cura, un’evoluzione, un passaggio, per il quale aspetteremo nuove da Sacrobosco.