La calima, l’invadente vento sahariano che trasporta pulvisconolo e materia sulle isole Canarie, rendendo il clima afoso ed insopportabile. È lei a dare il titolo al terzo album di Ramon Moro, secondo in solo dopo il digitale debutto Magma, ormai di 13 anni fa, la splendida collaborazione con Paolo Spaccamonti per la colonna sonora de I Cormorani di Fabio Bobbio ed il suo quartetto del 2020, in cui era accompagnato da Emanuele Maniscalco, Federico Marchesano e Zeno de Rossi. Bene, scordatevi tutto: Ramon canta, declamando e berciando con la tecnica del Fry Scream Metal quindi? Naah, ma intensità a pacchi, come se il caldo e la calima ci stessero dando alla testa. Ci vuole un attimo a capire come in realtà le anime di Ramon si sposino. Ambienti rarefatti che di colpo vengono presi di testa e si incattiviscono: forse una via “semplice” per rappresentare sofferenza e profondità, di certo una scelta non scontata, che colora tutto quanto il disco. Non c’è didascalia ma magia, e l’immagine di copertina che vede Ramon in controluce su una rocca, capelli raccolti a chignon e tromba in bocca, trasmette una solenne energia. Energia compressa, guidata, veicolata come i guaritori ed i terapeuti sanno fare, così Ramon si fa tramite e trasporta sensazioni e calore tramite il suono e la vocalità. I brani sono sorprendenti, in Run! Come On!le pennate si sprecano e si ha la sensazione che cadano le barriere, come le energie oltrepassassero i corpi. Il brano centrale del disco è in ricordo delle 25 vittime del naufragio in cui una barca con 32 migranti a bordo non riuscì a raggiungere le coste ispaniche. Tormento, rabbia, che continua dolente e forte anche in Fighting A Losing Battle, la tromba come un’arma in contrappunti sempre più serrati ed acidi, come se si scagliasse il jazz in una latta acida gremita da topi, miglior brano del disco per distacco. Non c’ê un attimo di silenzio in questo disco, vento, maree e rabbia. Veleni, oppressioni, mutazioni, abissi, funerali, fino alla fine.
Ma non c’è fine, lo sappiamo, lune e maree si susseguono, così come la Calima. Che non è un disco perfetto, ma è in movimento, vivo, ferito, ferino. Sarà interessante valutarlo più in avanti, in una prospettiva più a lungo termine di Ramon come musicista, al momento arriva dopo un bel punto a capo ed una corposa interlinea. Attendiamo il seguito insieme alle onde.