Progetto nato dalla mente di Charlotte Mermoud, già guastatrice in seno alle splendide Staches, Purpur Spytt giunge finalmente al proprio album d’esordio dopo 8 anni di peregrinazioni, split, nastri su una Mini Distro Label Records che si sta facendo sempre più interessante ad ogni uscita. La musica è mutuata unendo la plasticità più giocosa della musica pop infantile ed un tiro intimamente punk rock, rubando qualche Bit qua e la in maniera molto scafata. Il risultato è una miscela fra Stereo Total e (molto) Le Tigre, rielaborate da una solista con senso del ritmo e dell’orecchiabilità. Purpur ha una voce personale ed un’idea, anche se forse avrebbe aiutato una maggior apertura sonora. Lavorare con quello che sono a tutti gli effetti degli scheletri ritmici acuisce il risultato ma restringe parecchio il campo da gioco: fermo restando la bontà della proposta il già sentito appare diverse volte in 13 brani, lasciandoci con la sensazione che con un lavoro più attento di selezione e di produzione avrebbe avuto ben altro effetto. Ma essendo questo il debutto di Purpur Spytt sulla lunga distanza siamo certi che il suo operato potrà soltanto migliorare ed acuirsi ancor di più. Intanto selezioniamo i giusti brani (Painkiller II, Heatwave, The Circumstances e Go Outside a mio avviso), facciamoli girare al momento giusto ed in pista si scatenerà un discreto pandemonio, fra mossette e balli. Minimal plastic punk sound-system.