La lunghezza non è tutto #15

Marco Tosetti e Diego Ballani sono i Freddi Rituali, nuovo progetto calato orgogliosamente in un suono ‘80 sintetico ma guidato liriche amare, pungenti, che riescono a far rinascere un dancefloor emozionale dove esperire, soffrire e godere. Prendiamo Non Guardare a sineddoche di questi 25 minuti: attacco che è puro Desireless, una storia che è quella di ogni outsider, emozioni vibranti. Poi simbologie decadenti, serpenti striscianti, umana vita, amore e sofferenza. Tinteggiata di grigio e di scuro, che stanno con tutto, suonando incredibilmente freschi e personali, in egual misura marziali e teneri.

Tatum Rush torna con un’ep di due brani dedicati rispettivamente a due delle icone pop della nostra generazione pop ed hollywoodiana, Angelina Jolie e Ricky Martin. Con la consueta coolness gigioneggia nel primo brano fra vigneti e dream lifes. La grazia con la quale si muove farà di sicuro storcere il naso a qualcuno ma la coolness emanata dal nostro è ormai nell’aria e, come direbbe un Dogon, resistere è inutile. Con Ricky Martin addirittura sembra comparire in alcuni angoli la sagoma di Sergio Caputo, tra latino e gioia pura.

Quartetto argentino di Puerto Madryn i Kalambre si fanno forza grazie alla voce della loro leader Antto, in quattro tracce di punkrock dove ogni urlo sembra un grido di battaglia e di rivolta. Agonia, Ahora Nunca, Atrapadx e Balada sono brani veloci e dritti, dove fra doppie voci e giri semplici e convinti non si puo’ far altro che urlare a squarciagola , oppure limitarsi al doveroso headbanging della finale Balada.

Nulla so di Nichi Mlebon ma grande è l’affetto per Korobushka Records che infatti, anche a questo giro, ci regala un’altra delle sue chicche svergole. Voce da bedroom pop e ritmi sintetici grazie a magheggi di casio e tastierine nel primo brano, per poi esplodere con un suono pop e festoso, in qualche modo reso ancor più brillante ed amabile da un impianto lo-fi che però viene spinto al massimo tra colori ed energia, con il risultato di suonare come un Beck che no si sia mai ripreso dalla sbornia di Odelay. Il tempo di elementari passaggi psichedelici ottenuti dalla scorretta combinazione di tasti ed il gioco è fatto: anzi no, c’è tempo per una colazione da McDonald’s che si trasforma in una densa danza soul-funky e per un’ultima ode alla morte, come se Isaac Hayes stesse fumando in vestaglia guardando la campagna ceca. Centro pieno, ancora una volta.

Ritorna Guido Bisagni / Larva 108 e fa piacere sapere che, fra gli impegni di una carriera artistica ormai avviata, trovi ancora un po’ di spazio la musica. Registrata proprio durante una residenza nel nord della Norvegia, Lonely Walk In Bodø mette in fila tre composizioni fruibili come un’unica suite di una ventina di minuti, che ben traduce in suono l’idea di camminata solitaria. Lontane dal livido post-industrial a cui eravamo abituati, le tracce costruiscono, con rumori ambientali, lievi disturbi e fluttuanti sonorità ambient, uno spazio intimo, ma aperto e dinamico, dove l’urgenza del comporre (il tutto è stato registrato con un telefonino e assemblato con Audacity) preserva tutta la freschezza del momento e ci regala una minimale ode al valore del tempo passato in compagnia di sé stessi. (E.Z.)

Chiudiamo questo appuntamento mensile con One Volt per One Ampere, testimonianza dell’incontro in studio fra Mike Cooper ed Andrew Tuttle. Una traccia di una ventina di minuti che riesce a giocare al’interno di onde sonore sinuose e calde, come le corde sprigionassero echi rumori incrociati in grado di modulare un innalzamento della temperatura. Con un tepore che ci inonda nonostante i ritmi di questo incontro rimangano ampi e rilassati, regalandoci di fatto l’unione di tre improvvisazioni a due chitarre che si fondono in un brano unico. Allo stesso tempo pastorale ed ubriacante, fino a toccare lati spaziali, come piccole stelle in esplosione davanti alle quali non possiamo che bearci estasiati.