Pinhdar – A sparkle on the dark water (Fruits de Mer, 2024)

Dopo l’ultimo disco, Parallel, del 2021 tornano i Pinhdar, creatura bifronte creata da Max Tarenzi alla strumentazione e Cecilia Mirandoli alla voce. La sensazione all’ascolto è quella di un prodotto ben rifinito, che ondeggia fra new wave e trip-hop, freddo e distante. Non privo di fascino a tratti ma in qualche modo soggetto ad un pilota automatico, una programmazione senza sussulti e con una dinamica che privilegia un suono sintetico a tratti quasi inquietanti, lasciandoci il dubbio su quanto di umano ci sia in questo il progetto. Qualche scossone arriva con Little Light, fosca e carnale, per poi dirigersi in lande paludose che risollevano il percorso. A proposito di paludi, il dipinto di copertina è stato donato ai Pinhdar addiritturà da James Johnston di Gallon Drunk e Big Sexy Noise, progetti ai quali se volessero i Pinhdar potrebbero cercare non di avvicinarsi ma dai quali trarre del sangue, ma queste sono proiezioni personali che non si addicono ad una critica. Possiamo però dire che nelle acque scure le scintille non sono molte e non riescono a scuotere un impianto forse troppo caratterizzato, per un disco non imprescindibile.