Pikelet – Pre-Flight Jitter (Sabbatical, 2007)

pikelet

Avevo sentito questo disco dei Pikelet con un po’ di fretta e non mi ero neanche accorto di come fosse molto meno ostico e molto più melodico rispetto agli altri cd della Sabbatical, anche se mantiene quel piglio sperimentale cupo che caratterizza fortemente le produzioni della label australiana. Copertina freak e disco che segue a ruota, un connubio che aiuta persino me che devo recensirlo, resta che si tratta di essere freak in senso morbido questa volta, quindi lasciate da parte le altre recensioni di roba più o meno difficile, qui certo non siamo nel campo del pop, ma di melodia ce n’è parecchia ve l’assicuro.
La splendida traccia d’apertura ad esempio accoppia un glockenspiel ed una fisarmonica con una hippiessima ritmica da falò, roba fra Jackie O’Motherfucker e Pram (perché l’effetto giocattolo e onirico mezzo delirante c’è pure qui, l’unica differenza semmai è la quasi totale assenza di voce). Se l’attacco è melodico lo è ancora di più il fulcro del disco, insomma si tratta di weird-freak-folk a pieno titolo e tutto giocato su melodie malinconiche, vocalizzi e nenie simil ballad che credo potrebbero piacere a non pochi di quelli che leggono. Le atmosfere da folk delirante ed un po’ ubriaco (ubriacatura triste) seguono anche dopo, quindi Miami e Renzo hanno sempre una bella atmosfera da falò con tanto di grigliata a base di canguro. Non una caduta di stile, nessun richiamo troppo diretto, il disco si fa sempre forte di una semplicità e di una chiarezza di esecuzione ottime oltre che risultare sempre molto ispirato. Non troppo vicino ai gruppi menzionati sopra, non troppo distante dai Fursaxa, non troppo diverso dalle Cocorosie senza un vero e proprio cantato, non dissimili da certe cose meno arrangiate dei Rollerball, in breve sempre un bell’ascolto da canyon all’imbrunire, roba che Antonioni ci avrebbe fatto la colonna sonora di qualche bell’intercorso da venti minuti in uno dei suoi (splendidi, per carità) film che non finiscono mai. Gran bel disco e mai troppo banale, anzi: "chapeau"!