Paolo Saporiti – LA MIA FALSA IDENTITÀ Vol.1/Vol.2 (OrangeHomeRecords/Believe Music Italia, 2023)

Venti canzoni densissime che vanno a largo infilandosi dritte nella tempesta dell’esistenza dove tutto diventa caleidoscopico, chitarra e voce sono l’albero maestro a cui ci leghiamo per non essere rapiti dalle onde. Paolo Saporiti ci racconta un’intimità universale, la sua musica è popolare e colta, non si risparmia e si dà tutta senza calcoli o strategie, guidata solo da un profondo sentire.
Tra le molte cose che colpiscono di questo lavoro c’è una sincretica presenza di un cantautorato classico e autorevole ma anche una forte ricerca di un altrove sonoro. Musica intensissima, stratificata, selvaggia ma anche estremamente riflessiva.
La portata rivoluzionaria della musica di Saporiti sta nel suo usare la forma canzone per trascenderla alla ricerca di nuove forme e intuizioni. Musica e parole intessono un rapporto complesso e pieno di inaspettate sorprese, evitando magistralmente il solito schema della voce in primo piano e la musica eccellente gregaria. Un lavoro limpido ma anche sfuggente, aperto a molteplici interpretazioni.
Grandi verità è un manifesto dove ci si mostra quello che sarà tutto il lavoro, intimo, universale, visionario e carnale. Voce, archi, chitarre e un paesaggio sonoro immaginario in divenire che ci rapisce per intensità e inventiva lasciandoci sconvolti, nel silenzio, dopo circa due ore di ascolto.

Il bacio di Giuda, secondo pezzo per chitarra e archi dal passo fortemente cinematografico dove lentamente si insinua un crescendo apparentemente senza fine e invece, di colpo, raggiunto il suo apice sparisce. 
In Vince lei la voce di Saporiti si mostra nella sua grande duttilità, si fa strumento mutevole tra altezze e tempi diversi senza perdere un briciolo di intensità.
Sei bellissima /La dignità di Elena è un prezioso gioiello custodito da un’architettura fatta di continui cambi melodici che stupiscono per quanto risultino, uno dopo l’altro, sempre vibranti e apparentemente definitivi. Saporiti intona una melodia dopo l’altra e noi siamo completamente rapiti e curiosi di quanto ancora più lontano ci porterà, come i racconti di Le mille e una notte vorremmo non finisse mai.
Un sogno ancora da inventare, ultimo brano del primo capitolo, si apre con un minuto e 20 di una lontana voce distorta che respira, sospira, si contorce accompagnata da un forte rumore ossessivo, un dolce arpeggio poi pian piano fuoriesce da questa nube sonora e tutto si apre con questa frase struggente e rivoluzionaria allo stesso tempo: scendere in piazza con un sogno da inventare.
Mio figlio e il rallentatore di passi è l’ennesimo esempio di come questo disco sia fatto da versi ispirati e visionari, qui con poche potentissime immagini come questa ci cala all’interno del complessissimo rapporto paterno: figlio cerca una nave nel cielo e portami a fare la spesa in un’altra città e poi lasciami li.
Sai nuotare benissimo è un manufatto perfetto, oggetto sonoro in cui l’autore esprime con tutte le sue forze un sentimento, e grazie ad un utilizzo di suoni e parole degno di un antico amanuense scolpisce una canzone d’amore perfetta, grazie a una difficilissima semplicità non descrive un sentimento ma si fa essa stessa sentimento.
La versione di Penelope è una canzone del mare fatta di attese e speranza, molto spazio ha qui la musica che organicamente si fa parte del racconto divenendo movimento delle maree.
Ti cambierò il destino è magistrale nella sua intensa leggerezza, chitarre e batteria scivolano lente e decise come le prime gocce del disgelo, poi la voce entra e rotola, rotola come quelle pietre che scivolano dall’alto della montagna generando grosse frane.
La mia falsa identità è il pezzo che chiude questo lungo viaggio dandogli il titolo, si apre con un fortissimo rumore di fondo che potrebbe essere un ronzio del mondo alla fine del mondo, e si sviluppa tra dolci silenzi e sfuriate elettriche portandoci verso l’ultima vibrante affermazione compagni liberate la mia falsa identità.
Queste venti composizioni hanno la potenza evocativa dei grandi classici, impossibile non trovare qualcosa di noi nascosto tra suoni e rumori.
La poesia è certamente del poeta ma anche di chi la legge permeandola del proprio mondo, della propria essenza; per la musica penso sia lo stesso e dunque quest’opera di Saporiti è pronta a entrare nel nostro mondo, a farsi in un certo senso nostra e dunque facciamone un buon uso, facciamo che questo generoso dono non vada sprecato.