Pablo Montagne – Solo Immobile (Guitar Works) (Setola Di Maiale, 2010)

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Guitar Works di nome e di fatto e visto che Pablo Montagne utilizza sia chitarre acustiche che elettriche le variazioni di suono portano direttamente ad alcuni mostri sacri del genere: oltre ai soliti Frith e Bailey anche a Elliott Sharp ed Henry Kaiser. Se però state pensando ai pezzi più melodici di questi signori state sbagliando non solo campo di gioco, ma proprio sport, perché Montagne lavora sulle corde, sulla cassa dello strumento e tuttalpiù completa con minime strutture percussive su cui fa da contrappunto con chitarre dal suono baritonale. Per quello che è il mio gusto personale trovo molto centrate le parti dove il chitarrista imbraccia l'elettrica e la utilizza con lo stesso piglio con cui si suonerebbe a strappo un contrabbasso, ma un po' ovunque si trovano momenti degni di nota. La maggioranza delle tracce si assesta su una durata media di tre minuti ed il radicalismo di Montagne fa sì che, fatta eccezione per Counting The Roads, non si senta un barlume di suono "melodico" o una successione di due note appartenenti ad una scala tradizionale neanche a pagarlo; le tracce si sviluppano su tempi spezzati, in modo spigoloso, come una marcia ostacolata da continui inciampi. Stiamo parlando d'altra parte di uno di quei musicisti che usa la  chitarra costantemente al confine col noise, dando vita a un album che, nonostante le variazioni di suono e di strumento, sa essere omogeneo.