Non Voglio Che Clara – MacKaye (Dischi Sotteranei, 2023)

Diciamocelo, quanti gruppi come i Non Voglio Che Clara ci sono rimasti? Quest’anno, cara grazia, abbiamo avuto quella piccola perla che è stato Altrove dei Fosca ma la capacità di ordire trame pop aristocratiche, che profumano di velluti, liquori e tabacco è cosa da pochi, pochissimi. In questo ultimo disco, il loro più hardcore secondo la loro accezione, mettono in pratica una poesia del reale. Partendo infatti da personaggi che hanno contraddistinto con la loro opera dei cardini costruiscono storie in musica. MacKaye, Miles, Lucio, sono solo alcuni dei personaggi che popolano quest’incisione. Il resto è infatti appannaggio di un mondo che i bellunesi vivono e raccontano da anni, prendendo ispirazione da fari come Neil Hannon e Luke Haines ed elaborando una poetica di classe novecentesca. MacKaye è un disco che cresce con il tempo e che non ha picchi a raccogliere la nostra attenzione, bensì piccole opere di cura ed architettura come ninnoli costruiti con antiche sapienze. Ci restano attaccate quindi le aperture liriche de l’Inventore, costretto dalla mancanza ad arrangiarsi con l’astuzia. Il non riuscire ad unire sincerità ed aspettative come in Caffè & ginnastica. Lo stringersi insieme ne Il primo temporale. Gli errori al riparo dal sole di agosto de Le suore. Un disco di attimi, di figure e di momenti, in grado di valorizzare le piccole cose con momenti di lucida poesia, delicatezza e musica sublime. Bello sarebbe, magari l’anno prossimo per il loro ventennale, potersi godere i Non Voglio Che Clara a teatro, con l’orchestra delle grandi occasioni ed il vestito buono. Se invece non avverrà continueremo a tenere i loro dischi lì, vicino all’armadio dei liquori e dei the, in attesa del momento giusto per struggersi con le loro canzoni.
Diciamocelo, quanti gruppi come i Non Voglio Che Clara ci siamo rimasti? Quest’anno, cara Grazia, abbiamo avuto quella piccola perla che è stato Altrove dei Fosca ma la capacità di ordire trame pop aristocratiche, che profumano di velluti, liquori e tabacco è cosa da pochi, pochissimi. In questo ultimo disco, il loro più hardcore secondo la loro accezione, mettono in pratica una poesia del reale. Partendo infatti da personaggi che hanno contraddistinto con la loro opera dei cardini costruiscono storie in musica. MacKaye, Miles, Lucio, sono solo alcuni dei personaggi che popolano quest’incisione. Il resto è infatti appannaggio di un mondo che i bellunesi vivono e raccontano da anni, prendendo ispirazione da fari come Neil Hannon e Luke Haines ed elaborando una poetica di classe novecentesca. MacKaye è un disco che cresce con il tempo e che non ha picchi a raccogliere la nostra attenzione, bensì piccole opere di cura ed architettura come ninnoli costruiti con antiche sapienze.