Abbiamo già avuto modo di conoscere ed apprezzare Nicolas J. Roncea in quanto membro degli eccellenti Io Monade Stanca e come solista, specialmente con Old Toys, lavoro che ha preceduto di due anni Eight. Questa è la prima tranche di un progetto decisamente ambizioso: altre due parti sono previste e saranno disponibili, nei mesi a venire, anche in versione digitale per dare la possibilità agli ascoltatori di scegliere i dieci pezzi (sui 24 pubblicati) che andranno a formare un vinile speciale.
Beh, iniziamo subito col dire che, se il tenore delle sedici tracce che ci aspettano è quello di queste prime otto, sarà davvero difficile sceglierne solo una decina. Roncea si muove con una sicurezza da songwriter navigatissimo e, come un maestro orafo, forgia gioielli di chitarra e voce – He’s Wrong o la splendida Mari J (aiutatemi, non so perchè mi ha ricordato roba degli Unwound più recenti o qualche passaggio à la Damon Albarn!) ne sono solo esempi – e trovo che questi pezzi abbiano una levatura tale da poter dire che Roncea dovrebbe essere ammesso nello stesso club di gente come Elliott Smith o Iron And Wine o, ultimo, ma non ultimo, Damien Rice – qui coverizzato ottimamente nella traccia che chiude l’album, The Animals Were Gone – che hanno appreso e portato avanti il concetto insegnato dalla divinità Nick Drake. Mi pare interessante notare come non ci si sia dimenticati che la canzone d’autore non è sempre per forza e solo lenta – December, Forever With The Ghost – valore aggiunto a un lavoro che non è mai scontato. Penso che questo disco sia bello in modo puro, non solo stilisticamente e a livello compositivo, ma anche dal punto di vista emotivo: trasmette emozioni profonde e la carica di qualcuno che riesce a far capire quanto ha ‘sentito’ le cose che suona e canta. Tutto qui, in faccia a chi pensa che per ascoltare musica valida si debba guardare fuori dal confine italiano. Bravo Nicolas. Sul serio.