In un’epoca di ripensamento totale in cui oramai ci si abitua a tutto – anche alla morte dei bambini sotto le bombe – ben venga a scavare nel dolore il perspicace sincretismo di Morgan Garrett. Cantautorato avant-rock da dopo bomba che rispetto al precedente lavoro su nastro, Extreme Fantasy del 2023, raggiunge un importante assestamento in questo nuovo album lungo pubblicato a maggio da Orange Milk. Un linguaggio di sincretismi estremi che inizialmente potrebbe essere liquidato come un audace crossover tra gli Swans della prima ora e le storture narrative degli Us Maple, ma che in realtà nasconde sfumature ancora più allettanti.
Se il tema portante delle dieci canzoni è quello del suicidio – l’ispirazione nasce dal trauma del ritrovamento del cadavere di un vicino di casa del Nostro – la conseguente metabolizzazione passa per una ricerca che spinge in avanti i risultati di un percorso costruito a colpi di sperimentazione continua e lungo corso nell’underground statunitense. Così le concezioni ispirate dal weird black metal in cui le chitarre sembrano campionate da J.G. Thirlwell (Cost Of Living) vengono disturbate ulteriormente da implosioni di acustica scordata male verso toni bassi (Spirit Of Mind), mentre vanno dritte a segno ancestrali ninne nanne per incubi di piombo (Sick And Sad).
A completare l’orizzonte concettuale arrivano reminiscenze indie folk in cui pare di sentire dei Thinking Fellers Union Local 282 trasformati da uno sguardo arcigno in claustrofobiche teorie oniriche (Suck e Slow To Nothing), ma anche gli spettralismi destrutturati di corde slabbrate e cassa non possono che apparire come un ricordo di qualcosa di brutto, una favola nera che sembra raccontata dalla gang del pensiero di David Lynch e Angelo Badalamenti (Want To Know).
Tutto troppo ansiogeno e realista per essere semplicemente una colonna da film orrorifico, ma al contrario un impulso alla ricerca che assembla diverse influenze con una salda personalità da far ben apprezzare il tocco di Garrett.