Map 71 – Void Axis (Fourth Dimension Records/Foolproof Projects, 2018)

Lisa Jayne (parole e voce), scrittrice e performer attiva nella scena out e fetish di Essex, e Andy Pyne (batteria e elettronica), musicista avant jazz con un background che va dalla nowave al free, hanno saputo costruire una loro grammatica espressiva in base alla matematica combinatoria di pochi elementi scelti accuratamente, mostrando più di qualche barlume di originalità. Un’architettura di base rigida fatta di quadrature di pattern ritmici contorti, stratificazione di frasi elettroniche reiterate e spoken word che richiama il distacco della prima Lydia Lunch a dare movimento alla compattezza.
Da un lato Void Axis contiene pezzi dal sapore nowave dance che con freddezza e un approccio minimalista debitore di Liquid Liquid e Slits centrano il bersaglio attraverso reiterazioni nervose e insistenti: brani che evocano le Erase Errata trasfigurate con irremovibile ostinazione cibernetica (Primary Radioaction, The Prefab, Neonsignquietlife), frangenti lapidari di minimalismo frontale (Minimal Bridget, 21-12) e deliri meccanici trasfigurati dal vocoder (Skeleton Gang). Dall’altra raggiungono profondità molto interessanti attraverso una declinazione più esplicitamente post industriale, come nell’ottima Nuclear Landscapes, scandita da un tribalismo post apocalittico di sicura presa, nelle palpitazioni in bassa frequenza di The Future Edge e nella sospensione aperta e maggiormente free di Armour and Ecdysis. Una scrittura ispirata che racconta di alterità immaginarie con epica aliena e di visioni distopiche con originale postmodernismo. E se dal potenziale messo in campo è lecito aspettarsi di più, è altrettanto giusto per ora godersi un lavoro ben confezionato che con intelligenza sa giocarsi le sue carte per essere coinvolgente.