Mai Mai Mai – Rimorso (Maple Death, 2022)

Toni Cutrone è lo stregone del villaggio, lo abbiamo capito. Quando prende le vesti di Mai Mai Mai una coltre psicotropa sembra via via fondersi alla madre terra, alle sue radici ed alle sue storie, trasformando la tradizione in un’allucinazione collettiva. In Rimorso i riferimenti si fanno ancor più terrei e popolari, le voci e gli elementi femminili che si intercalano durante il pellegrinaggio sembrano narrare l’odissea del nostro sciamano in un Sud arcaico, rupestre e scintillante di sudori. Prima Maria Violenza, poi Vera di Lecce, quindi Nziria, Youmna Saba e, per finire, Faraualla (rimaneggiate in Sind insieme a Cosimo Damiano). Ma non è finita, che gli strati di cui si compone il rimorso sono molti, ci sono parti crude, rumoristiche, afflati jazz, la musica popolare, ritmiche calde e gommose. Mai Mai Mai dopo quasi 10 anni di scavi può esistere in differenti forme, scegliendo quale stralcio della propria personalità sonora vestire. Fosse per me lo lascerei discosto, quasi fosse il cesto dal quale potrebbero uscire serpenti o leccornie. Accostandosi a lui con cautela potremmo esserne ripagati, lambendo comunque il pericolo ed il rischio che la stregoneria promette a chi la tratta con sufficienza. Non è musica da tappezzeria questa di Rimorso, l’aperitivo sarebbe compromesso da sguardi fissi e parole sbattute in faccia in lingue sudate e salmastre. Poi, quando non te lo aspetti, arriva Mike Cooper in uno spettacolo di fischi, uccelli, fumi e raggi laser: Mediterranean Gothic è una storia a se, un monolite storto che grava sui solchi di un travaglio. Il cattivo passato è lo scarico di cattive vibrazioni in una tramoggia, con un coro ed una cornamusa a puntellare. Il viaggio di Mai Mai Mai sembra sempre di più farsi concentrico, come se l’energia accumulata nella prima parte venisse compressa e focalizzata. Il Cattivo Passato, Il Futuro, Rimorso, sembrano essere spire per arrivare ad un finale, in compagnia di Lino Capra Vaccina, personaggio che spesso con lo stregone si è mischiato (e che a fine luglio avrà avuto una sorta di coronamento all’Ortigia Sound System, con la prima esibizione dei due come corpo unico). Rintocchi, cenni, quasi un abbraccio, che porta non ad una consolazione ma ad un nuovo piano di consapevolezza. Nulla di amaro però, al limite una splendida sensazione amaricante, erbacea, da gustare fino in fondo.