Loris Cericola – Metaphysical Graffiti (Artetetra, 2022)

Prima o poi sarebbe successo, lo si sapeva. Mi sono scordato di appuntare una recensione da effettuare, mi sono distratto e sono passati sei mesi. Immergersi nelle note di Loris Cericola, qui autore in solitaria di Metaphysical Graffiti, non è difficile da fare quanto da spiegare. Sono collages dadaisti, zombie ricomposti partendo da diverse fonti sonore, plasmate insieme ad improvvisazioni live, suono composto da suono. Più che un disco pare un gorgo, un pianeta in cui l’ambiente prende forma e suono, non dissimile in questo senso da quanto ideato da Bill Nace anche se qui siamo in un limitare più ferino e macabro. Nella presentazione del nastro si parla di lente fantasmagorie oppiacee centrando in pieno il risultato, ma rilancerei, andando a latere. Loris sembra provocare suoni che vengono introiettati come rumori di fondo per un’ambiente malsano ma che in realtà sono suonate accanto a noi, da un impianto stereo, che nessuno ricorda però di aver acceso. Lo stesso titolo, lanciando l’immagine di graffiti metafisici, elude superfici e schemi, finché non rimanga che una traccia artistica. Qui siamo nel pieno di un’esperienza di passaggio, di un suono che verrà percepito nella sua assenza una volta terminato, riconoscendone a posteriori valenza ed autore. Trattasi di striato dub e calcinacci noise, con sibili melodici e bordoni, il tutto malcelando una sorta di narcotica flemma. Per chi ne voglia troverà di che saziarsi…io l’ho ritrovato e ne sono lieto, riempié e soddisfa assai!