Lord Madness – Heath Ledger (Music against the walls, 2024)

Lord Madness mi fu consigliato lo scorso anno, durante la mia intervista con il suo ex sodale Kento, che potete trovare qui (Link: ). Attivo da una vita, debutta in solo nel 2010 da Roma dopo tre album insieme agli Inquilini (oltre ai due citati della partita furono Daniel Mendoza, Maya Florez e Profeta Matto) ed in 14 anni mette in fila otto dischi, questo compreso, fra solisti e collaborazioni. Heath Ledger, da titolo e copertina, suona intenso ed amaro proprio come il percorso ed il finale dell’attore australiano. Saliamo quindi sul ring, prendendo come nostro il contesto espresso in Mickey vs. Meraviglia. Produzioni interessanti e voci pitchate ci fanno cadere velocemente nel mondo di Lord Madness, con una Massinfony che gioca con i cliché della misoginia così come Il pezzo commerciale fa con le tendenze radiofoniche. C’è molto spazio per il lato oscuro, la tecnica è tale che quando stringe le rime il cielo si incupisce e spunta il Joker, ne abbiamo un assaggio in una Non c’è limite con Primo L’Inverso e Sensei. Heath Ledger mostra punti di forza e limiti di Lord Madness, entrambi molto evidenti. I secondi sono una costruzione di un disco che è troppo lungo confrontato con le rime ed i contenuti che contiene. Dura 64 minuti, smezzato sarebbe stato una bomba, così ê dispersivo, lungo ed alterna brani azzeccati a tracce delle quali nessuno avrebbe sentito la mancanza al taglio. Le produzioni di Promo L’inverso ben riescono a compattare il disco che vive di momenti alti e sinceri, mentre appena si allarga perde il suo appeal, annaspando tra le basse maree di un suono caraibico che non convince appieno. La Title Track si difende più che bene ma Lord Madness e Primo L’Inverso dovrebbero prendere una decisione, tagliare i rami secchi e tenere quanto di buono sanno fare. Tutti i minuti buoni, anche la terminale Smoking session, pt. 4, ultimo capitolo di una saga iniziata ormai nel 2010 su Suicidio.