La Crus – Proteggimi da ciò che voglio (Mescal, 2024)

Un rovescio nel nuovo disco dei La Crus. Poi un pianoforte ad introdurre la voce di Mauro Ermanno Giovanardi, mentre La Pioggia prosegue il suo percorso, fra corsi e ricorsi. Sono passati quasi trent’anni dal loro esordio, una vita intera, ma Joe e Cesare Malfatti sono ancora qui, accompagnati dai soliti noti, tra i quali ovviamente Alex Cremonesi. L’interno è quello di unire poesia, etica e politica in canzoni polietiche. C’è la canzone italiana ma, rispetto ai lavori più recenti della band meneghina c’è maggior movimento di pancia, un sentore di lotta e di necessità, richieste di aiuto sparse. C’è, fortissima, la sensazione di difficoltà a resistere in un mondo che ci ruba l’anima, il sogno, il romanticismo. La title track è perfettamene ficcante e ruffiana, si spera abbastanza, per far breccia fra le arie delle radio, forte di un canto e di una produzione assolutamente in linea con la storia dei La Crus, in una rara onestà e continuità.
Poi Shitstorm, brano di una delicatezza leggiadra, che colpisce nel segno lasciando gli altri solo un refolo, un’aria che è quella che distingue ed ha distinto i La Crus in questo ultimo trentennio. Poi Slavoj Zizek e Vasco Brondi a dar manforte ad un’idea di rivoluzione, a rapporti interpersonali ed economici che devono essere monitorati, urlati, recitati. Ogni soluzione è lecita per comprenderne il messaggio e la figura della splendida freelance con il mal di gola non ci abbandonerà così facilmente. Una Discronia che, come spesso capita, nasconde dietro gioia e spensieratezza vita, morte e massimi sistemi, per concludere con Sono stato anch’io una stella, che da quei sistemi parte per ampliarsi ancor di più e sorprenderci grazie ad un’amorevole gioco di parole.
Il seguito è pathos, invitando Carmen Consoli in una ripresa di Io Confesso strepitosa e Colapesce e Dimartino su Come ogni volta: due brani, uno recente, uno passato, servite su un vassoio d’argento per farne duetti e cover. Notevoli, ma non così tanto da farci dimenticare che, dopo 29 anni, i La Crus ci hanno regalato un altro, l’ennesimo, disco stupendo.