Vasco Brondi – Un segno di vita (Carosello, 2024)

Sara, meno case e più templi, più dei che abitanti. L’impressione di provare a tradurre un mondo con i suoi annessi e connessi utilizzando al massimo gli strumenti a proprio uso.

Nei brani che Vasco Brondi ha cucito in questi anni, prima come Le Luci Della Centrale Elettrica e poi a suo nome ci sono personaggi, situazioni e pensieri scheggiati, in qualche modo outsider molto, troppo umani. Voce, chitarra, via andare e poco più. Questo ennesimo segno di vita è coerente con quanto succede nel mondo o con quanto costruito (e lasciato) da un musicista che ha saputo gestire la sua forza espressiva, forza che visti i primi due dischi avrebbe rischiato di bruciare presto. C’è maturità in Un segno di vita, ed il dietro con Nada in Fuoco Dentro ma anche lo sguardo in Incendio rivela uno stacco rispetto alle proprie storie ed ai propri personaggi, che bruciano viste e descritte dal cantautore. La produzione di Federico Dragogna e Federico Nardelli accompagna l’espressione di Vasco senza particolari slanci, assecondando e lasciando luce al mood di parole e strumenti. Vasco Brondi ha compiuto quarant’anni, sono passati 17 anni dai suoi primi versi. È riuscito a mantenersi all’interno del mondo che si è costruito, senza trasformarsi in un santone né un buffone. Parla, suona e dice cose, canta forse, appoggia le sue parole sopra melodie che si rivolgono ad infinte persone che non conosciamo, sempre singoli esseri che possono facilmente traslarsi negli ascoltatrici e negli ascoltatori. Colora con toni diversi i brani, fra una soffusa Vista Mare, opaca e grigia ed una chiara Notti Luminose che potrebbe ottenere anche qualche passaggio radio, rievocando immagini ed atmosfere che vanno oltre il proprio autore. È un disco che non si stacca dal proprio immaginario e che colpisce quando si concretizza, come con gli Stranglers ed i CCCP di Tifiamo Rivolta di una ragazza della quale si è perso il nome. Vasco Brondi è così, uno sguardo al bosco, uno alla città ed uno al ricordo. A volte si eleva con un pianoforte toccante e con parole che possono suonare ovvie ma che non sono meno necessarie. Una sicurezza, piaccia o non piaccia, Vasco Brondi continua, da Ferrara al mondo.