Konakon – Ousia (Os Tres Amigos, 2017)

Il ritorno di Konakon, progetto del parmigiano Matteo Berghenti (Lady Vallens e Second Family Records) segna un deciso cambio di rotta: dalla musica autogenerata dai computer di Ars Magna a quella sempre digitale ma che processa fonti analogiche di Ousia. Se non siamo agli antipodi poco ci manca e fra i due nastri l’unico legame (ammesso lo si possa definire tale) è quello di essere l’uno la versione allo specchio dell’altro. Nel primo la presenza umana era, pur essenziale in fase di programmazione, messa in secondo piano durante un ascolto che senza la conoscenza delle premesse teoriche non poteva dirsi completo, qui i suoni analogici (piani, chitarre e addirittura voci!), anche se trattatati in modo piuttosto radicale, mantengono il loro calore e le sensazioni sono dirette, percepibili a pelle. Viene insomma a mancare il fascino di un concept complesso e attuale ma si guadagna un ascolto puro, senza troppi appesantimenti teorici. Poiché tuttavia non sempre le cose più semplici sono le migliori la riuscita dell’operazione non era certa ma Konakon porta a casa il risultato perché – sorpresa! – ha i pezzi e un bel feeling da elettronica suonata che, sarà un segno dei tempi, non si ascolta spesso. È evidente fin dai saliscendi ritmici (ed emotivi) dell’iniziale Opuntia, ma è Chacruna che sbanca con un passo decisamente rock pesante e rumoroso che non lascia indifferenti. Più avanti Tonburi si fa notare per i toni ombrosi e quasi timidi, Myris e Kava per le diverse interpretazioni del tema “ambient”, pianistico  la prima, sintetica e disturbato la seconda, l’ottima Virola per l’exploit danzabile che rimanda indietro di un paio di decenni e segna l’altro picco di questa cassetta. In sé Ousia è un disco dove una certa disomogeneità stilistica è compensata dal gusto per la sorpresa che ogni traccia regala e una piacevolezza d’ascolto rara (in alcuni casi non sarebbe scandaloso scomodare il termine pop), nella discografia di Konakon rappresenta una salutare libera uscita dopo l’impegnativo Ars Magna che lascia aperta ogni possibilità per il futuro.