Seppure in eterno ritardo temporale rispetto all’ uscita, è doveroso segnalare questo lavoro altamente concettuale: la band, o forse per la proposta è meglio definirla “ensemble”, diretta da Zos e Davis Granziera (Teatro Satanico), propugna un mantra che ondivago si può movimentare dalla trance psichedelica di Black Angels e Ozric Tentacles fino al dub all’arma bianca di John Lydon e Jah Wobble. Tanta roba quindi, forse addirittura troppa, ma lo sforzo creativo del gruppo è innegabile tanto quanto la dedizione verso una spiritualità post esoterica che non può che estasiare, cullandoci in un ascolto dove tutto può succedere o sorprendere. I testi in italiano sono anthemici, quasi declamati e fanno tornare alla memoria il migliore Giovanni Lindo Ferretti e quei Dischi Del Mulo che, nei primi anni novanta, inaugurarono una delle stagioni più felici dell’indie rock italiano. Il percorso dei Khem, già conosciuti su Old Europa Cafe e Show Me your Hands, non sembra conoscere sosta nè inibizioni musicali verso alcun tipo di sonorità: un lavoro prezioso quindi, che nella sbandierata italianità non fa che caratterizzare un sottobosco indipendente che se ne strafrega di mode e tendenze per spingere invece sulla pura e totale libertà espressiva. Con tutti i rischi e gli ostracismi del caso. Support it.