Joshua Pettinicchio – Vita e morte in Toscana (Antropologistinc., 2023)

Vita o morte in Toscana. Joshua Pettinicchio ci accoglie a casa sua con una certa classe, archi lanciati nella notte per uno spiritato benvenut. La traduzione della locuzione latina Vereor Nox nel primo bramo sta per temi l’oscurità, un consiglio, in quest’atmosfera insieme lirica e tesa. Guardami – Decollo un piccolo mantice di ronzii. La puzza di morte è perennemente presente, sembra di vivere costantemente nell’attimo prima in cui si possa consumare la tragedia e non sembra facile scappare, tra le stradine, i campi ed i piccoli paesini dalle finestre chiuse. Quei Camper la notte sulla Bientinese è un brivido vero, altrove sale invece una qual vena romantica, come in Voyeur (suvvia, si guarda soltanto! Brividi…). Il tono della musica di Joshua Pettinicchio ondeggia fra la tensione ed una sorta di commento sonoro rivolto al passato, come quei filmati nei quali viene sottolineata la tragedia con ricostruzioni d’archivio. Una dramatization evocativa e puntuale, poi un cambio di set. Su tutto il mondo è calato il sonno, Baltimore, M.D., una litania sotterrata sotto al traffico: quando seguendo questo collegamento quel che cerco è immediatamente segno di tragedia o di crimini efferati in loco è segno che la tensione costruita ha colpito a fondo, ed ormai non c’è più scampo. Mi accorgo di quanto sia difficile spiegare la natura percepita di questo lavoro: tocca ascoltarlo, calarsi in un mondo suggestivo che riesce a trasportare la nostra mente all’interno di un mondo che, suppongo, ognuno tradurra a proprio vissuto. A me ha riportato immediatamente lì, in quella costruzione sardonica di crimini efferati e consumati silenziosamente, con la sciatteria che è segno della realtà e con la sapienza di un artigiano della musica e del terrore, fulciano nell’animo.