Quando intervistammo i membri di VacuaMœnia – era il febbraio del 2015 – il sottotitolo che ancora campeggia nella homepage del progetto, “studies on sicilian abandoned soundscape”, sembrava andare già stretto al collettivo che ormai gettava il suo sguardo ben al di là dei confini dell’isola. A mesi di distanza e dopo decine di iniziative promosse, dobbiamo invece ammettere quanto quelle parole siano sempre attuali, non solo perché quello della documentazioni delle atmosfere dei borghi abbandonati sia un filone ancora attivo e in continuo aggiornamento, ma soprattutto perché testimoniano, oltre all’esistenza di radici profonde, l’attenzione a una marginalità che solo a uno sguardo disattento può apparire inutile o muta e che invece è, nelle sue varie forme, portatrice di elementi essenziali per la comprensione profonda di una realtà quotidiana sempre più complessa. L’idea che il suono possa dire qualcosa di profondo, essere un elemento non secondario per la lettura di un luogo ha portato l’attività di VacuaMœnia a muoversi in diverse direzioni, dalla partecipazione a simposi internazionali all’organizzazione di soundwalks alla scoperta di alcuni dei luoghi più suggestivi della Sicilia fino al bandire open call a tema. Dopo quella in occasione del World Listening Day del 2014 (poi concretizzatasi nella compilation Crepe) e Speed Of Sound, che si concentrava sull’indagine dei fattori che permettono la propagazione del suono nel paesaggio, è ora la volta di INNERSCAPE, apertasi il primo settembre e che si chiuderà il 31 dicembre. Stavolta l’indagine si rivolge a quanto nel paesaggio c’è di inudibile all’orecchio umano, una proposta solo apparentemente paradossale e che invece prosegue nella ricerca e documentazione di realtà invisibili ma non per questo necessariamente meno significative e influenti. Per i partecipanti sarà una sfida – tecnica e di fantasia – intrigante, per chi ascolterà l’album col materiale selezionato la possibilità di fare curiose e interessanti scoperte.
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