Gopota – Human Demo Version (Silent Method, 2017)

Preso singolarmente Human Demo Version è un disco death-industrial adatto a fanatici freak noise o a neofiti che vogliano affrontare il duro battesimo del fuoco: 50 minuti all’insegna di un suono distorto e ottundente, una cascate di rumore analogico che va a occupare tutte le frequenze disponibili, con particolare predilezione per quelle più disturbanti. Non siamo lontani dalle imprese dei veterani inglesi Grey Wolves, sia per quel che riguarda il suono, sia per le tematiche dalle valenze sociopolitiche (almeno a giudicare dalle grafiche spartane e dai titoli), così come per la qualità del lavoro, per quanto riservato ad un pubblico di soli iniziati. Fosse tutto qui sarebbe inutile dilungarsi, ma se allarghiamo lo sguardo abbracciando la discografia del duo italo-russo il disco ci appare in una diversa e più interessante prospettiva. Il precedente Music For Primitive sembrava aver intrapreso una strada che conduceva a composizioni più strutturate e misurabili, in un certo senso ascoltabili, che nell’ancora precedente Knots Of Fear erano solo abbozzate. In una linea evolutiva banalmente progressiva verrebbe da inserire Human Demo Version prima di quest’ultimo, in un’ottica meno schematica è invece un paradossale ritorno ad un passato che ci si trova di fronte anziché alle spalle. Nella lettura che Miguel Serrano dà del processo della volontà di potenza nietzscheiana, quest’ultima, per procedere nel suo eterno cammino, deve distruggere quanto raggiunto ad ogni tappa per evitare che questa realizzazione ponga limiti al libero fluire dell’energia. Prendendo coscienza della propria eternità, nell’andare continuamente oltre il sé, si svilupperebbe una sorta di nichilismo positivo che sembra proprio quello praticato da Gopota in questo album: una tempesta d’acciaio che con le sue cadenze meccaniche libera il campo per nuove, future creazioni.