In Belgio si sta creando una crema di musicisti dal potenziale enorme, che quando si trovano sono in grado di lanciare cuori e braccia oltre agli ostacoli. Chiamato Joe Talia e le sue percussioni da Berlino infatti, Giovanni di Domenico gioca con una squadra d’eccezione con la quale collabora in loco. Manuel Mota alla chitarra, Pak Yan Lau al pianoforte, Stan Maris all’accordeon.
Succo di Formiche si dipana inizialmente in lunghi brani, morbidi ed evocativi. Non aver Alba risuona romantica e lucente, dove i tasti del pianoforte sembrano calare direttamente dalle nuvole in in un candore sospeso. Una musica, quella dell’ensemble, dove non c’è posto per asprezze o contrasti, ma soltanto per quella che sembra una rappresentazione stessa della serenità. Con Una coperta di Silenzio si percepisce una nota di leggera e straniante inquietudine, ad accompagnare suoni flebili e striscianti. È la musica che in un film thriller precederebbe una scena macabra, in grado di costruire un’atmosfera decisa con un approccio parco, minimale ed animale, con quelli che sembrano piccoli giochi d’insetti e di volatili nella parte conclusiva del brano. Nei brani successivi i movimenti si fanno più dinamici, con incursioni in una sorta di fusion in Minum ed in placide sospensioni in La Scatola di Grissini perfetta. Giovanni di Domenico si dimostra leader deciso e fluttuante, in grado di portarci nei suoi percorsi senza mai forzare la mano ma dipingendo scenari possibili a tinte ore vivide, ora delicate. Sperando che tale album possa essere portato in tour da queste parti per godere del flusso e della mescolanza di questi influssi ci accontentiamo di un disco personale, corso ed assolutamente trascinante.