Il presupposto fondamentale con cui avvicinarsi a queste istantanee non è immediato benchè sia incastonato nella copertina medesima, autentica dichiarazione d’intenti. Non sono meri intellettualismi fini a sé stessi, ma fotografie del momento, dell’istante, sicuramente sovrapposte e sfasate tra loro per guadagnare in profondità, ma che comunque devono essere classficate come polaroid di fotogrammi irripetibili. Le suggestioni retofuturiste invocano la statica fantascienza di A Come Andromeda, benchè la carta vincente dell’androgino musicista stia proprio nel non racchiudersi su sé stesso, ma nel ricercare la melodia: il gusto del “chorus” che, benchè strumentale, si avvinghia nelle strutture cerebrali per essere evocato con nuovi ascolti. Frammenti polverosi di Air come ronzii di vecchi computer a bobina, transitano attraverso l’ oblò che porta all’ oblio (calembour circolare), unica pace dei sensi. Bello, quindi, molto bello e da ascoltare sempre con un illuminazione diversa, per permettere alle emozioni di mutare e vorticare mai allo stesso ritmo. Analogico is the reason, ça va sans dire.