Emma Tricca – Aspirin Sun (Bella Union, 2023)

Sentendo la voce di Emma Tricca uscire dallo stereo, nell’iniziale Devotion, sembra di ritrovarsi in un club fumoso, al primo grande appuntamento di una luminosa carriera. È un disco intimo Aspirin Sun, ma che ha nelle sue aperture melodiche slanci che potrebbero anche causare innamoramenti repentini. Voce, chitarra, arrangiamenti ci portano in un caleidoscopico mondo in cui Emma si prende legittimamente la posizione che le compete, quella di una cantautrice dal talento classico, in grado di risultare riconoscibile e scatenarci reazioni e ricordi.
È un disco segnato dal dolore di una perdita molto importante. Un disco che apre ricordi familiari, personali, ma che sono imbevuti di un’onestà e di una purezza tale da diventare universali e coinvolgerci nel ricordo di chi ci è caro. Per fare questo Emma prende a se collaboratori di fiducia, Steve Shelley, Jason Victor e Pete Galub. Grazie a loro riesce a costruire un telaio sonoro rifinito, lucente e ricco, solare come in King Blixa, ma anche più accorato e misterioso come in Ruben’s House, con le sue fughe strumentali tra i fantasmi che ricordano come mood gli anni ‘70 più infestati e certo suono tedesco ipnotico.
Finita alla corte di Simon Raymonde e di Bella Union l’impressione è che Aspirin Sun possa diventare un punto fermo, un disco al quale ritorneremo negli anni a venire grazie alla sua classicità ed alla sua statura. Partita da Chieti per arrivare a Londra con il tempo Emma sta dimostrando di essere autrice di caratura, capace di dosare toni e storie, alternando piccole perle di pop tremolante a scorribande in punta di piedi in mondi oscuri e sconosciuti.