Crimi – Scuru Cauru (Airfono/42, 2023)

Dopo l’amore a prima vista causato da Luci e Guai tornano i Crimi, quartetto francese di origini sicule che, con questo secondo album, torna a crear ponti. Si parte con il caffè che sale in una moka e si avanza in un mondo che mischia sensazioni nordafricane, isolane, francesi. I toni sono lirici e liquidi ma possono riempirsi di ritmi quasi inavvertitamente, trascinandoci letteralamente altrove sotto le ali del vento. Quando poi si abbandonano al tocco della chitarra acustica come in Lu Mumentu toccano il cuore trasportandoci attorno ad un focolare remoto.
Il movimento, il vento, il ritmo, stare fermi è praticamente impossibile, tra una notti ruffiana ed una Limbo che sembra portino con se una mista perfettamente bilanciata fra tutti gli elementi della ciurma. La sottile malinconia che pervade le tracce, la sensazione di essere in qualche modo gli ultimi ad andarsene, soli, sulla strada, ma di trovare qualcuno pronto ad aprirci una porta all’alba ed a scaldare un caffè. Questo risulta essere Scuru Cauru, un attraversamento della notte, ognuno con i propri ritmi, le proprie provenienze e le proprie storie, schegge che si muovono secondo ardori ed umori, abbracciando qua e la sguardi differenti. Le storie di Giannina, i gorghi di Cantu Scuru, sono luoghi nei quai rimani invischiato, ti ci ritrovi e non ti senti mai solo, In Dumani sembra quasi di ascoltare una radiolina in spiaggia, melodie pop che ti accarezzano mentre pensi ad altro e le ore passano beate, oppure con la finale Lo Focu di La Paglia, che corona il lavoro uccidendo a dovere il finale. È un viaggio questo disco dei Crimi, un viaggio a tratti impervio, ventoso, intenso, che possiamo fare senza biglietto ed ogni volta che ne sentiremo il bisogno. DI sicuro, suonando dalle vostre parti non perdeteveli dal vivo, se la macchina che si è messa in mostra in questi due dischi si rispecchiasse anche su un palco con la medesima intensità potrebbero essere serata da sbronza, balli, risate e lacrime amare.