Egreen – Nicolás (Autoprodotto, 2022)

Oh mio dio, un album Hip-Hop italiano su Sodapop?

Niente paura, Egreen ha collaborato coi the Breakbeast, che sono uno dei progetti di Alessandro Vagnoni, che suona nei Ronin insieme a Bruno Dorella e che quindi rientra nel target.

Sì.
Sono rimasto molto colpito da uno scritto di Egreen aka Nicolas Fantini, da diversi anni sulla piazza e rimasto incastrato in uno stallo, economico e di vita, per un paio d’anni. Trasferimento per ragioni familiari in Colombia e da questa situazione nasce Nicolas.
Di norma, nel rapgame, il disco “nominale” rappresenta la profondità e l’autoanalisi, le rime fautrici di coscienza.
Nicolás è una brutta storia,  ma andiamo per ordini.
Prima di Nicolás esce Incubi (qui incluso) 10 minuti di rap prodotto da Fid Mella. A memoria l’unico ad andare su questi minutaggi fu il Dargen D’Amico di Nostalgia Istantanea ma qui è un altro pianeta, quest’incubo è semplicemente la vita di Egreen e la sua carriera, in 10 minuti, compreso due anni tragici dal 2020 al 2022.
Toma.
Si inizia ed è drammatica vita vera con Nicolás, ritorno a Bogotà ed Egreen che prova a chiedersi ed a chiedere alla sua gente cosa sia successo nei suoi 37 anni. “Sono nato alle 04:05 del 29 giugno 1984 alla clinica Santa Fé di Bogotà, figlio di Maria Cristina Montony e di Carlos Duran. I dettagli di questa vicenda giuridica colma di odio, segreti e rancore sono affari miei, nonostante quello che ho passato dai 15 ai 37 anni il 2020 è stato l’anno peggiore della mia esistenza. Nel dicembre del 2020 come se non bastasse sono dovuto tornare a casa mia con un biglietto di sola andata per fare nuovamente i conti col mio passato, il rap è la mia vita, ci ho messo 20 dischi ad essere più chiaro con me stesso ed iniziare a lasciare andare, se non è per dire una cosa positiva levatevi il nome dalla vostra bocca, perché io non so niente di voi e voi non sapete niente di me e va benissimo così”.
L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una confessione vera e propria, un flusso di coscienza che ti investe con uno storytelling pesante come un macigno. Le produzioni sono eleganti, i riferimenti altissimi e jazz (Miles, Coltrane) ed Egreen macina rime come se non ci fosse un domani, con calma, ben sapendo di come la propria dimestichezza ha ormai raggiunto livelli altissimi. Il tutto è lucidato a dovere ma riesce a mantenere della polvere a dare un aura da classico, “porto materia solida in una società liquida…non sono un sociologo e non faccio geopolitica ma è un dato di fatto che niente qui si afferra tutto scivola”.
Diario di bordo è una storia d’amore divisa in tre parti, dove tutto si stira e si accartoccia, tra spasmi e fantasmi.

“…Qua la roccia sta 4 al grammo, al dettaglio e tutti i giorni qualcuno crepa per sbaglio”. Il problema è un agghiacciante cronaca di una metropoli (Bogotà) devastata, Fuck that mette qualche puntino sulle i, sfrutta l’assodato bilinguismo del Fantini per lanciare rime pesanti e gommose. “ti faccio il quadro con questa scala di tempere grigie al quale come agli altri non metterò la cornice”..Cornici è il pezzo con il senno del poi, crescite storte che hanno forgiato Egreen e la sua cricca. Con Il ballo del perdente leggiamo una storia dal fondo di una bottiglia, senza slancio, senza visione romantica del fallimento. It is what it is racconta le storie della strada, la gente, l’amore, il soldo, la crescita, la sofferenza la morte. Nicolás appare sempre di più come un archetipo, il percorso come travaglio, come crescita e come trasformazione. La grassa arroganza dei dischi precedenti è dimenticata, qui le spallate sono lanciate al mondo intero e non è semplice abbattere i dubbi che ti attanagliano come in Skyline. Ridere Piangendo è un altro squarcio di onestà, il padre, la disillusione, quella tromba e quel ritmo…In Non mi scordo lo troviamo “con la mia schiena a puttane e un piatto caldo di ricordi che leva la fame”.
Ascolto dopo ascolto Nicolás ci appare come un racconto di straci di vita, percorso di un uomo che dopo anni di dischi ha ancora la capacità di coinvolgere gli ascoltatori con rima mai banali.
“Musicalmente dal dopoguerra prima repubblica / generazione più irrisolta del dramma di Ustica”.
Risolviamola, ascoltiamola, facciamola andare, giro dopo giro…