Donato Dozzy – Magda (Spazio Disponibile, 2024)

Mare
È tutto un mare di mare sopra e sotto, cantava Enzo Carella, e in quest’opera di Donato Dozzy è proprio così. Siamo immersi e trasportati dalle onde dei ricordi e dei sintetizzatori.
Un lavoro mosso da una profonda spinta intima che, grazie al sapere compositivo e alla totale padronanza dei synth e delle drum machine, diventa universale.
Si respira aria salmastra in queste sei lunghe tracce, o forse non si respira proprio. Come Enzo Maiorca, facciamo un profondo respiro e poi giù, giù, giù, scendiamo a picco, in apnea verso l’ignoto, e nel mentre ci passa davanti la nostra vita a ritroso.
Un fraseggio in crescendo apre la prima traccia ed è come se intravvedessimo il luccichio del mare nella luce notturna. Dopo circa due minuti di un oscuro avvicinamento, sentiamo l’acqua gelata pungerci i piedi. Ora, una drum machine cadenza la nostra discesa acquatica ed è chiaro: non si torna più indietro!
A 2’24”, siamo completamente rapiti da queste onde sonore che si stratificano, esplodono, si chetano, e poi ricominciamo con un movimento sempre uguale e diverso. Dozzy, con questa prima traccia, esplicita l’intenzione di affondare e affondarci negli abissi della memoria. Eccoci a galleggiare beatamente, persi, mentre in sottofondo un segnale sonoro lentamente sfuma…
Con Magda, scendiamo verso mondi sottomarini inesplorati ma familiari. Un basso costante ci accompagna e ci scalda il cuore. Magda è commovente, è un viaggio verso i nostri intimi confini.
Mi dice Dozzy: La dedica a Magda è una cosa che aspettavo di fare da almeno venti anni. Magda è stata una grande donna nella mia vita, un vero e proprio angelo custode la cui voce ancora oggi riecheggia nel mio immaginario. Amava il mare, la musica ed insegnare al suo adorato liceo artistico di Bari, era coltissima e come me, adorava cucinare. A farle compagnia ci sono Lucrezia e Franca, le sue sorelle.
Le chaser, la terza composizione del disco, mi ha ricordato uno dei passaggi musicali che più ho amato in questi 43 anni di ascolti: la coda strumentale di Da oriente a occidente di Franco Battiato. Potrei ascoltare all’infinito quei tre minuti dove è percepibile un altrove generatore di suoni. La musica ha un incedere magico, rigoroso e libero, la composizione è sempre ad un passo dal caos, ma proprio lì sta la magia, a mio parere. Arrivare sin dove il suono sta per evaporare e fermarsi, in estasi fuori da tutto e contemporaneamente commossi dall’essere tutto; in questo brano di Dozzy ho percepito la stessa consapevolezza e potenza.
Le drum machine sono una pulsazione continua che ci irretisce tra onde e gorghi di materici sintetizzatori. Ogni suono di questo disco potrebbe riempire una stanza, inondandola di luce.
Ad ogni ascolto, tutto muta costantemente, si muove e si stratifica, diventando qualcosa che velocemente si dissolve per diventare qualcos’altro. Rimaniamo soggiogati, ipnotizzati dall’incedere mesmerico di un suono inaspettato e materno.

Santa Cunegonda, quinta traccia, è una lenta e ancestrale processione sul mare. Come nel vibrante pezzo di Esposito, qui la pulsazione cresce e rimane solenne, mutando, e noi non possiamo fare altro che modulare respiro e movimento su di essa. Pian piano, in processione, scivoliamo verso il fondale marino dove il suono diventa sempre più leggero e ovattato ma sempre presente.
Lucrezia è il brano che chiude il disco ed è un’esplosione. Sul fondale abbiamo scoperto un vulcano marino. Risaliamo velocemente mentre tutto comincia a muoversi, inondandoci di colore e luce; poi un vibrante silenzio e buio. Ci ritroviamo un’altra volta di fronte al dipinto in copertina che ha ispirato tutto il disco e che ci invita a rientrare senza soluzione di continuità in questo rituale di evocazione e purificazione.
Siamo tuffatori che rinascono ogni volta dall’acqua all’aria, all’aria.