DM Stith – Fata Morgana (Historical Fiction, 2023)

A volte, per riprendere le fila di un discorso, basta aver seminato bene.
DM Stith pubblica un disco ogni sette, otto anni circa: l’esordio fu Heavy Ghost, poi Pigeonheart, ora Fata Morgana.
Da sempre impegnato nelle arti grafiche, anche e soprattutto per lavori discografici del giro Asthmatic Kitty e dintorni, ha sempre mantenuto un’aura da outsider per quel che riguarda la musica. Voce, chitarra, piano, aggiustamenti elettronici ed un equilibrio perenne fra digitale ed acustico. Anche in questo disco dà prova di slanci pop ariosi che potrebbero essere memori della più classica ed ispirata, da Brian Wilson a Randy Newman. Sono però presi con quell’obliquità, quel taglio che li fanno involucri delicati per bozzoli da proteggere. È così che nascono brani come Doomed! e Parallel Lines, veroniche minori ed eleganti per gli sterminati campi dei dintorni di Buffalo, sua città natale. Credo che la leggerezza con la quale DM Stith si espone sia figlia della sua storia e della sua famiglia. Professionisti e studiosi di musica (nonno professore emerito di musica alla Cornell, madre pianista, sorella cantante d’opera e musicista). E’ la sua lingua, quasi un riuscire a rendere sonori e visuali dei pregiati libri o spartiti d’epoca, che si materializzano come brani eleganti e sapientemente dosati. Oracoli quindi, canzoni d’amore radioattive, levrieri.
Un mondo leggero, fatato, dove a tratti il nostro si inerpica in falsetti che ci trasportano in altre dimensioni. Quando trova anime affini come Shara Worden di My Brightest Diamond l’ambiente si fa soffuso e quasi tenebroso, come ad entrare in un bosco scuro… speriamo Soltanto che Fata Morgana, in chiusura, riesca nel salvataggio di DM Stith e della sua missione, noi per il 2030 vorremmo riaverlo.