Demetrio Cecchitelli – Infinite Gesture (Lontano, 2023)

Modulazioni umorali, in un range di musica ambientale sospesa e senza peso. Questo il pensiero che mi assale al primo incrocio con Demetrio Cecchitelli, già attivo come Halfcastle. Diversi lavori già in repertorio, collaborazioni interessanti (con Boban Ristevsky, che abbiamo recentemente incrociato in compagnia con Petrolio ed Anja Kreysing) ed una personalità espressa a pié sospinto. Il suono risulta essere diretto e senza fronzoli, reiterato e quasi magnilocquente, si sente insomma una grandeur panoramica dietro i gesti di Halfcastle. I movimenti nell’iniziale Invisible Landscape sono minimi e fanno capire che, puntando ad emozionalità ed essenzialità si riesce a vincere la barriera, costringendo al movimento ondulatorio tipico di certo suono post e shoegaze. Alzando i volumi in cuffia poi ci si ritova all’interno di orbite per le quali i diversi suoni e strumenti si scentrano, rimanendo in qualche modo collegati l’uno agli altri. Maggior dinamicità in Blurred_forgotten, con un inquietudine salmastra ed oscura, degli archi e stortare la ricognizione paesaggistica in una brutta piega che inizia a pulsare, ferina. A tratti mi ricorda i percorsi circolari di James Scott Brooks nei suoi Land Observation, medesima dolenza, medesima grazia. La drammaticità è gestita con cura e non rischia di stuccare. Che dire quindi di questo album? Per chi ama lo spleen più lirico ed il trasporto non esiti nemmeno per un minuto, Demetrio in quattro brani riesce a concentrare la sua poetica, con strati e strati di sottigliezze che non riescono a passare inosservate ad orecchie già scafate.