Chaos Shrine sembra essere un dialogo senza parole fra due amici e musicisti, animali da studio proti a cambiarsi di posizione fra bancone mixer e strumentazione. Ascoltando l’iniziale Sabktu viene a pensare che la costellazione entro la quale si muovano i i due di qui sopra, Paul Beauchamp ed Andrea Cauduro, sia quella della musica più cosmica. Spire di suono con le movenze di un rettile, sornione e pronto a prendersi il territorio. Astktu è maggiormente aerea, quasi in balia di agenti atmosferici, come fosse un’antenna abbandonata in alta quota con il compito di registrare ed assorbire il discorso portato avanti dal vento. Siamo sull’orlo della magia, della credenza e dell’abbandono. Non è un percorso indolore ma un’epifania discontinua durante la quale gli squarci sonori sembrano mischiarsi fra luci e buio. Il terzo brano, Saktbu, sembra giocare invece fra i due poli espressi, tra movimento ed estasi. Prolegomenon mette sul tavolo le giuste carte, viste anche le premesse del titolo. Sarà da capire con che tipo di discorso queste pratiche verranno mantenute e portate avanti, decifrando i segnali per ovviare ad un alone misterico al momento imperscrutabile e continuando ad abbeverarsi ad una sorgente che da più di cinquant’anni nutre i guerrieri cosmici, i pellegrini piemontesi ed i viaggiatori stellari. Per provare a scoprirne di più indagheremo cerando di dissipare qualche dubbio parlandone con Andrea e Paul nell’intervista che andrà a seguire.
Invece di dedicarci al brutto spettacolo offerto da Juventus ed Inter scegliamo di spendere qualche minuto di conversazione con Paul Beauchamp ed Andrea Cauduro, attivi in coppia come Chaos Shrine. Entrambi locati a Torino, seppur originari della Carolina del Nord e del Lazio, hanno iniziato a collaborare all’interno dello studio di registrazione, l’uno come musicista e l’altro come produttore e tecnico, per andare poi a collimare all’interno di una creazione che ha più di un lato misterioso. Questo il resoconto del nostro incontro.
SODAPOP: Ciao Paul, Ciao Andrea, come state? Quando vi siete conosciuti?
ANDREA: In studio. Avevo bisogno di una sala per registrare, conoscevo Paolo Spaccamonti da quando ero a Roma e mi ha consigliato Paul.
PAUL: La prima cosa che abbiamo fatto credo fosse con Ramon Moro, vero?
ANDREA: Sì, era un disco mio con Ramon alla tromba e siamo venuti da te!
SODAPOP: Quando avete iniziato a pensare di fare cose insieme invece?
PAUL: Beh, a parte che adesso Andrea, tra virgolette, è un socio dello studio, quindi abbiamo iniziato a fare lavori uno per l’altro, mentre questo progetto nasce da una mia idea nell’inverno prima che Andrea partisse con il tour di Lazarus.
SODAPOP: Avete registrato questo primo ep ma avete già pronto anche l’album di Chaos Shrine, è corretto?
PAUL: Stiamo facendo le cose un po’ al contrario. Abbiamo registrato l’album, finendolo verso tarda primavera ed estate, poi abbiamo trovato l’etichetta, che sarà la medesima che ha stampato il mio album solista, Erototox Decodings dal North Carolina, che però ci ha lanciato l’idea di stampare l’album in vinile, quindi abbiamo dovuto tagliare due brani dal disco per una questione di tempo. Avendoti già scritto per una possibile produzione ed avendoci tu aperto le porte per un uscita digitale abbiamo deciso di tenere questi due brani per un ep, nel quale avrà spazio anche un remix di Laura Agnusdei da far uscire nel mese di maggio (remix che ci è stato consegnato questa settimana!). Però, nel frattempo, visto che sono un po’ ansioso, mi sono detto, visto che il disco uscitrà ad aprile e non ho voglia di aspettare fino ad allora facciamo un altro ep e presentiamolo noi su bandcamp, in attesa del lavoro lungo. Quindi i brani che escono adesso sono quelli più nuovi mentre sull’album troveranno spazio cose più vecchie.
SODAPOP: Capisco che a volte possa essere difficile attendere sia i tempi di stampa che seguire i tempi di composizione rispetto poi ad una pubblicazione dei brani. Componete e producete tanto? Avete spesso occasione di trovarvi e lavorare su idee e materiale avendo quindi una mole di registrazioni?
ANDREA: Siamo sulla decina di pezzi finora, sì..
SODAPOP: C’è l’intenzione poi di presentare il materiale dal vivo? A livello di strumentazione come si compone Chaos Shrine?
ANDREA: Sì, sicuramente! Suoniamo principalmente la strumentazione dei nostri lavori in solo, quindi chitarra e basso, alcune cose di synthe e tastiere, mentre Paul fa tutta la parte elettronica ed anche lui synth e tastiere. La cosa interessante per me lavorando in Chaos Shrine è ribaltare il processo: la strumentazione diventa un pretesto per portare avanti un’idea di quel tipo di musica con quel tipo di procedimento compositivo; creiamo materiale imrpovvisando su chitarra e macchine, poi prendiamo quanto prodotto e lo ricomponiamo, facendo uscire lo strutturalismo di Paul e la mia tendenza invece ad andare più sui dettagli a livello melodico ed armonico. Il mix stesso diventa una parte importante del processo compositivo, perché sia l’ep che il disco sono mixati a quattro mani ma mai contemporaneamente, palleggiandoci il materiale che viene trattato da me, poi da Paul e così via finché…
SODAPOP: Finché qualcuno vi ferma oppure riuscite a capire quando concludere con i brani?
PAUL: Sì, il processo in studio è molto interessante secondo me, è un modo che non ho mai provato, ma sapendo entrambi come agire in quanto fonici quando siamo seduti in regia andiamo avanti ed indietro, scambiandoci ruoli: a volte io sto manipolando, mi allontano per ascoltare ed Andrea inizia a manipolare il tutto, facendo poi un passo indietro successivamente. Quando ci ritroviamo entrambi all’ascolto è il segnale di solito che il brano è concluso.
SODAPOP: Ascoltando l’ep l’ho trovato piuttosto diverso da quello che fate abitualmente in solo. Trovo che la vostra unione dia moto a qualcosa di nuovo. A me ha ricordato della musica cosmica, cose che non avrei mai accomunato a voi due e che non avrei pensato fosse nelle vostre corde. Poi c’è tutto questo alone misterico: l’ep si chiama Prolegomenon, un’antefatto a qualcosa che ci sarà poi. Ma è un qualcosa che è appena iniziato oppure è un qualcosa del quale voi già conoscete tratta e durata?
PAUL: Credo che andrà avanti un bel po’..
ANDREA: Entrambi credo abbiamo trovato un contenitore che molto naturalmente è diventato una moltiplicazione delle due parti, non è Paul più Andrea e basta. Già pensiamo a musica nuova e l’ep è nato da questa voglia, questo piacere che abbiamo nel creare musica in quel modo, che è Chaos Shrine, non abbiamo altri progetti dove agiamo così. Il fatto che ci troviamo così naturalmente in questa fase per entrambi fa sì che sia solo l’inizio del percorso, anche a livello di linguaggio. L’ep è in linea con il disco ma avendo già del materiale nuovo suona diverso, stilisticamente di sicuro andremo verso un cambiamento.
PAUL: È interessante perché è un po’ un evoluzione, in certi versi sono non più belli ma credo più interessanti, dopo mesi nei quali facciamo girare i pezzi vecchi. Io personalmente ascolto i miei lavori fino alla nausea e poi mi stufo, quindi questi che sono più freschi mi sembrano più interessanti, anche se in realtà ho chiesto l’altro giorno a Fabrizio (Modonese Palumbo) che mi ha confermato che anche l’album è molto bello!
Questi pezzi nuovi sono nati proprio dalla voglia del non voler rimanere fermi e ragionando anche sul fatto che Andrea sarà impegnato live per tre mesi io potrò utilizzare questi brani per fare dell’ufficio stampa, farlo sentire in giro, come fosse un’introduzione al progetto, come da titolo. Poi arriverà l’album e speriamo ci sarà un minimo di pubblico interessato all’ascolto.
SODAPOP: Credo avrete un po’ di pubblico, voglio dire, non siete emeriti sconosciuti. Dicendo Cauduro Beauchamp credo anche che il vostro pubblico si incroci molto naturalmente. Credo che se tu Paul avessi fatto un disco con Emma Marrone sarebbe stato più difficile riunire i pubblici ma con Andrea come ottica di ascolto siete piuttosto simili.
PAUL: Sì, fra me ed Andrea il pubblico è quasi lo stesso.
ANDREA: Anche lì, magari..potenzialmente questo tipo di musica può intercettare forse una frangia di pubblico che nei nostri soli veniva escluso. Pur essendo musica tendenzialmente oscura e strutturata come novità per noi c’è il mondo della musica da club, che in qualche modo ci interesserebbe intercettare ed esplorare.
PAUL: Vero, diciamo che il lavoro ritmico è stato di mio compito, a parte un paio di eccezioni. Per lo più la batteria è stata roba mia ed è stata una novità, essendo io un musicista ambient mi dedeico più che altro a drones e cose del genere, quindi è stata un’aesperienza nuova quella della programmazione e speriamo possa aprirci anche ad un pubblico nuovo.
SODAPOP: L’impressione all’ascolto è stata proprio questa, l’avvicinarsi ed il mischiarsi ad altri ascoltatori, cosa fresca che può aiutare anche musicisti dopo anni di esperienze, anche sorprendendoli. Invece per quanto riguarda i brani e le tematiche: Sabktu, Astktu e Saktbu, Prolegomenon. C’è tutto un mondo misterico che spinge in questo senso…
PAUL: Vado io?
ANDREA: Sì, sì, Paul ha tutta la paternità della parte concettuale del progetto…
PAUL: C’è un concetto, quello della Chaos Magic, quindi Peter Carrol, Aleister Crowley ed altri. È un trip mentale mio che però interessa…quando spiego queste cose ad Andrea le trova molto affascinanti. I titoli li ho creati io con il metodo della numerologia, usando i numeri della data dell’uscita. Il primo di dicembre del 2023, seguendo la formula usando i numeri per trovare messaggi escono sempre queste lettere, quindi go trovato nomi e titoli che suonassero bene in questo senso discutendone poi con Andrea.
SODAPOP: Torino comunque è appartenente ai diversi triangoli magici ed all’esoterismo quindi la base è propizia…
ANDREA: Sì, non siamo degli occultisti però…
SODAPOP: Anche loro ascolteranno musica, magari potrebbero essere un potenziale pubblico!
PAUL: Possiamo comunque dire che siamo vagamente dei satanisti, solo vagamente…
ANDREA: Comunque è stato molto divertente perché quello che per Paul è un vero interesse che ha approfondito avendo una visione complessiva e concreta di tutto quel mondo per me è tutta una fascinazione anche abbastanza infantile, perché mi sono appassionata ad Aleister Crowley per la passione che Jimmy Page aveva per lui, trasmettendomi questa idolatria. Quando poi ho iniziato a frequentare Paul abbiamo parlato anche di queste cose, sviluppandosi in un incontro a più livelli.
SODAPOP: Chiaramente le suggestioni si mischiano, da una parte la musica e dall’altra parte le suggestioni, le fascinazioni per la magia, andando a costruire un pacchetto che all’ascolto ti proietta comunque in un mondo. Pur essendone digiuno senti l’alone misterioso e magico. Anche questo fatto dello scambiarsi le posizioni, dell’avere un luogo dove succede una produzione con voi che vi scambiate i ruoli sembra essere un rituale…
PAUL: Sembra una sorta di alchimia..
SODAPOP: Esatto! A livello di riferimenti stilistici invece, c’è qualcosa che vi siete portati insieme? In che modo i vostri ascolti, alla partenza di un progetto, entrano in quel che fate? Ha un’influenza?
PAUL: I dischi che m hanno portato a suonare la batteria elettronica sono quelli dub, vagamente dub, non essendoci chitarra in levare, diciamo chei dischi che mi sono piaciuti di più in questi anni sono stati gli Scorn ed il lavoro di the Bug di Kevin Martin. Ho pensato che non sarei mai riuscito a fare dub così, non appartenendo a quel mondo ma ho provato ad avvicinarmi in questo senso.
ANDREA: Chaos Shrine è nato comunque attorno ai medesimi dischi, sono ascolti comuni che abbiamo avuto in una fase nella quale non facevamo musica insieme ma lavoravamo molto insieme. AL contrario di Paul che ci è arrivato come producer io ho considerato invece l’aspetto chitarristico, molto diverso da quelo che suono io in Chaos Shrine, cercando con la chitarra di far qualcosa in quello stile ed in quel linguaggio senza però caderne nei cliché.
SODAPOP: Scoltando l’ep l’ho trovato così trascinante da non pormi nemmeno domande sulla strumentazione, la chitarra, il beat, le macchine. È un insieme di suono che ti porta in viaggio, l’inizio di qualcosa che potrebbe aprirsi ancora di più e che non è così decodificabile. Credo che se doveste farlo ascoltare alla cieca a dieci persone che vi conoscono musicalmente non sarebbero molti a trovarvi al suo interno.
PAUL: Questa è una cosa che mi piace tantissimo!
SODAPOP: Per quanto riguarda i live, al rientro di Andrea dal tour come pensavate di organizzarvi invece? Con che strumentazione vi piacerebbe entrare nei club?
PAUL: Nessuna idea al momento! Sono stati pezzi composti, ideati e rielaborati in studio, senza pensare ai passi successivi. Sarà una cosa da capire ma un modo lo troveremo di sicuro. Per me la batteria elettronica era una cosa nuova che ho trattato finora con un software ma penso di comprarmi una drum machine per i live, evitando di dover stare dietro al laptop, che è una cosa che torov molto noiosa.
SODAPOP: Io sono per il laptop sul palco solo se lo schermo è proiettato dietro, temo sempre che almeno il 40% dei musicisti in un live set un’occhiata alle mail la diano…
Pensando anche all’accezione dub uscita prima, Chaos Shrine lo vedete come un progetto per foza a due e strumentale o siete aperti? Io su alcune parti delle incursioni vocali ce le vedrei bene!
ANDREA: In realtà anche l’idea di coinvoglere Ramon Moro su un brano del disco nasce per questa esigenza di aggiungere una voce solista che in qualche modo non tento di fare io alla chitarra come modello di arrangiamento. Anche l’idea di affidarci a Laura Agnusdei nel remix, la possibilità di aprirci a DJ e personalità musicali lontane dalle nostre ma che possano coesistere all’interno di questo lavoro.
PAUL: Di sicuro siamo aperti alla possibilità di lavorare con altri musicisti, senz’altro!
SODAPOP: Grazie mille ragazzi, per tutto…
Intanto buon ascolto, in attesa dei prossimi passi!