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Bhopal – Where Morality Fails (Demo, 2006)

Esaltante tecno crust di matrice Tragedy per questo quintetto alessandrino. Drammatici passaggi velati di malinconia che rendono i tre pezzi sulfurei, ricchi di pathos, ma addizionati anche di quella sguaiata furia (soprattutto nella voce) che il Trono Scuro ha timbrato ormai da tempo nell’estremo nord. Non solo hardcore nuova scuola quindi, ma anche un’ ispirazione Black, non tanto nel suono o nella struttura delle stesse canzoni quanto, invece, negli svariati inserti di chitarra o in quei break che chiariscono ulteriormente le tendenze e le malevole ispirazioni della band.

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Pajo – 1968 (Drag City /Wide, 2006)

Ci sono nomi che spesso compaiono qua e là, quasi per caso e in sordina, poi, facendo un rapido bilancio scopri che questi nomi li ritrovi accreditati in alcuni tra i dischi che più hanno segnato i tuoi ascolti: uno di questi nomi è sicuramente David Pajo, chitarrista eclettico di Lousville presente in gruppi fondamentali quali Slint e Tortoise e, in seguito amico, di Will Oldham con il quale ha scritto qualche manciata di canzoni memorabili. Pur suonando in gruppi così diversi fra loro, negli anni lo stile chitarristico di Pajo è diventato unico e riconoscibile.

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Spock’s Beard – Octane (SPV/InsideOut, 2005)

Per carità, non vi inganni la pompa di benzina! Non siamo dinnanzi agli ennesimi imitatori dei Kyuss né tanto meno a nuovi inquilini di High Street. Magari! No, continuiamo piuttosto ad esplorare il variegato ed insidioso mondo della InsideOut, etichetta ormai prostrata alla scoperta e alla promozione del nuovo hype del momento: il tetra prog, il progressive in tetrapak. Biodegradabile, sano, colto, un filino pedante, ma pieno zeppo di svolazzi alla Versailles. Da un certo punto di vista mi sento ormai come Tex Willer con Mefisto o Alan Ford con Superciuk (ho pensato anche a Holmes con Moriarty, ma sarebbe stato esagerare).Ognuno ha la sua nemesi e, talvolta, la rivelazione gli arriva suo malgrado: io sono ossessionato dal tetra prog. Prismi strumentali in continuo movimento, sempre pronti a mostrarti una faccia diversa appena inizi ad abituarti alla precedente.

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Mara Carlyle – The Lovely (Accidental, 2004)

C'è un punto in Punch Drunk Love, Ubriaco d'Amore di Paul Thomas Anderson, dove, nel turbinio di violenza, reazioni inconsulte, ricatti, tensioni trattenute, Emily Watson si trova alle Hawaii con Adam Sandler e sullo sfondo si ascolta un canto femminile locale con ukulele.
Se mettete una parrucca scura a Emily Watson e le fate cantare quel pezzo, abbiamo un buon punto di partenza comune per capire la signora, o signorina, Mara Carlyle.

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