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Illachime Quartet – I’m Normal, My Heart Still Works (Fratto9 Under The Sky/Lizard, 2009)

Credo che pochi di voi lo ricordino o l’abbiano mai sentito, ma un bel po’ di tempo fa questi ragazzi campani avevano partorito un disco molto carino e vado molto orgoglione di averlo recensito per l’ormai defunta Post-it?. Ad ogni modo, ricordo perfettamente che a suo tempo parlando con Gianmaria (il boss/factotum della Fratto9 e gran capoccia di Post-it?) convenivamo sul fatto che fossero un buon gruppo e che si distaccavano parecchio dalla media delle cose italiane del periodo.

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Luca Sciarratta + Tiziano Milani – Spatial Impulse Response Rendering (Rudimentale, 2009)

Gran bella collaborazione questa in cui sono coinvolti il boss della rudimentale con Milani, di cui abbiamo recensito l’ultimo lavoro qualche settimana fa. Trattandosi di una collaborazione e per di più di quelle ben riuscite, le qualità migliori di entrambi i partecipanti si fondono in un lavoro che suona da subito molto ben amalgamato, conosco meno il gran patron della Rudimentale, però mi pare che sia per lui che per il musicista lombardo il campo di gioco più ovvio sul quale incontrarsi fosse quello dell’astrazione.

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Neptune – Gong Lake (Table Of Elements, 2008)

Attivi addirittura dal 1994, i Neptune si dice stupiscano  per le loro performance dal vivo. Se, come me, non li avete ancora visti vi invito a dare un'occhiata a qualche video che gira in rete  per capirci. Come per Oneida o Liars, credo che ci siano gruppi che per essere compresi e apprezzati appieno prima debbano essere visti dal vivo. Poi nel religioso silenzio della propria camera, si colgono le sfumature di un disco, per poi rendersi conto, come succede in gruppi come quelli citati, che il percorso del disco o la strada del concerto spesso portano a mondi antitetici che solo poche volte si toccano (un riff o un suono che ti è rimasto impresso, poco più). Non si tratta tanto di due percorsi che vogliono sopraffarsi, ma di due modi di intendere il suono, a seconda del contesto.

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Impossible Hair – What Is The Secret Of Impossible Hair (Autoprodotto, 2009)

Pop rock molto semplice e vintage per gli Impossible Hair, e quando dico pop rock non parlo di qualcosa che gli assomiglia alla lontana, anzi vedere che citano fra le influenze gli XTC dovrebbe darvi più di un’indicazione sul suono globale del disco. Belle melodie, ariose e ultrasolari, indie pop con qualche richiamo anche a Pollard e soci ma molto meno yankee come resa globale e soprattutto con una produzione lo-fi, anche se non nel senso migliore del termine, dato che pur non suonando male il suono non esce come dovrebbe e di conseguenza anche le canzoni rimangano un pochino piatte.

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