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Kirameki – A Fit Of The Jerks (Bearsuit, 2008)

Cosa chiedete ad un disco? Coerenza? Chiarezza? Intensità? Continuità? Oppure cercate di farvi stupire il più possibile? Sperate sempre, ad ogni ascolto, di essere risucchiati in un vortice di sorprese e inattese imparzialità dell'artista? Quando il livello di attenzione si abbassa sotto il decimo di secondo non vi resta che farvi ammaliare da chi, schizofrenicamente, vi mette di fronte alla vostra inadeguatezza uditiva e culturale.

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Ty Segall – S/T (Castle Face, 2008)

A volte è meglio tornare indietro, ma farlo davvero, senza tentare la strada della reinterpretazione in chiave moderna: niente paura, in questo disco non troverete gruppi finto pop anni '80, oppure finta new wave, oppure finto folk, oppure finto _ _ _ _ _ _ (in modo da rendere questa recensione duratura nel tempo, aggiungete voi l'ultimo recupero di sonorità del momento pompato da tutte le riviste). La ricetta di questo disco non è complicata: prendete le spiagge della California, aggiungete Roy Orbison, le tavole da surf, il punk (quello "primitivo") e una atmosfera da junkie che piacerebbe ai Royal Trux: insomma, il rock and roll.

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Dona Ferentes & Rag Mother – S/T (Nighthawks Tapes, 2008)

Primo split per la Nighthawks Tapes in cui apre le danze (si fa per dire) Dona Ferentes & Rag Mother che altri non è che Michele Mazzani di Palustre, che lascia due tracce lo-fi fra fruscii, feedback, loop più o meno ossessivi e rumore bianco a palla. Verrebbe da dire che l’estetica è degna della roba lo-fi cupa, influenzata dal giro black metal, ma a me sta cosa del black metal sta sulle palle, quindi se l’aggettivo vi destasse grandissime emozioni, seguitelo coerentmente e suicidatevi: poi chiamatemi per fare le foto (ma anche per fare le fotto, un po' come fa quella guerriera di vostra madre).

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Forever Idle Forever Idol – Volume Two (Kosmik Elk Mind, 2008)

Altra cassetta Kosmik Elk Mind, altro bel reperto ed anche in questo caso si tratta di un lavoro semplice, ruvido ma caldo ed allo stesso tempo suggestivo. Non so se si tratti di un lavoro di Ippoliti in solo o di altro, resta che l’estetica è la stessa di alcune sue cose soliste, quindi di poco fa virtù: anche se non c’entra nulla, queste tracce hanno la grande qualità delle prime cose dei Van Pelt o del pezzo famoso degli Oneida, che con un riff spinto oltre il parossismo portano a casa il risultato.

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