Cartavetro – We Need Time EP (Anomolo/Brigadisco/Marsiglia/Tesla/Taxi Driver, 2009)

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Per una descrizione calzante della storia dei Cartavetro si potrebbe fare un paragone con la favola del brutto anatroccolo che diventa cigno, infatti questo EP si distacca di molto dall'esordio Bruxia, che portò i più pettegoli a definire all'epoca il gruppo come "il peggiore di Genova": senza essere così tranchant si può senz'altro dire che c'è parecchia distanza tra le due produzioni.
I quattro pezzi del mini sono fondamentalmente un sunto dell'indierock in stile anni novanta/duemila con impennate grintose ed "emotive", nonché momenti strumentali in odore di math/postrock e armonie vocali che in alcuni punti potrebbero ricordare Jamie Stewart; quello che si apprezza di più è il fatto che i pezzi siano composti con cura e lo svolgimento non sia mai scontato, con parecchi cambi e variazioni all'interno delle canzoni. Inoltre una buona produzione e la pronuncia inglese senza difetti "italioti" completano le doti di questo disco: la presenza della voce di Mike Watt in un pezzo è senz'altro un viatico per raggiungere nuovi ascoltatori, ma dal punto di vista musicale tout-court non aggiunge nulla al disco, che è davvero notevole, tanto da non soffrire di complessi di inferiorità "italica".