Black Eagle Child/Donato Epiro – Split LP (Blackest Rainbow, 2010)

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Sarà l'inverno o tutta la roba senza senso o tirata che ho ascoltato ed ascolto, ma ogni tanto provo un piacere incredibile nel far girare alcuni dischi folk, weird o "normali" che siano. Questo split, ad esempio, mi ha dato delle immense soddisfazioni, sia mentre cercavo di vincere la mia naturale pigrizia a cucinare, sia mentre gongolavo nella vasca da bagno. Si tratta di chitarre acustiche esperte e piuttosto rodate su entrambi i lati del vinile, da una parte uno yankee e dall'altra un italiano che abbiamo già recensito più volte e pure intervistato.
Black Eagle Child ha confermato tutto il bene che di lui avevo pensato ascoltando il lavoro su Sturm Und Drugs: pezzi semplici e molto ben registrati che si muovono su una o due incisioni di chitarra, talvolta accompagnate da glockenspiel o da altri suoni prevalentemente acustici e immolati all'amore per la melodia. Si tratta di canzoni semplicissime, prodotte perfettamente, senza nulla di particolare, ma proprio per questo direi che fanno effetto: generico, semplice, ma i pezzi girano lo stesso e si fanno ascoltare e riascoltare senza venire mai a noia. Rispetto ad altri suoi lavori, Donato Epiro si mette il vestito giusto per quest'occasione e fa eco all'americano con tre tracce altrettanto semplici ma un poco più ricche. Anche in questo caso sembra trattarsi di musica luminosa, campi di grano e luce del sole che li batte dall'alto. Sarà che a volte viene da pensare che uno scorcio rurale, Oregon o Tavoliere delle Puglie che sia, non è così differente se gli togliete il segno della mano dell'uomo. Invece dal secondo episodio direi che le migliori qualità dell'italiano, o forse la maggior cerebralità nella scrittura dei pezzi, escono allo scoperto e invece che american folk molto classico sembra di ascoltare qualche bella sventagliata di corde alla Grubbs o O'Rourke, poco meno deviante ma siamo da quelle parti. Semplicità e gran classe, bravi davvero.