BiG A little a – gAame (Gigantic Music, 2007)

aagaame

I meglio informati mi dicono dalla regia che questi BiG A little a sono gente da tener d'occhio, perché sono "nuovaiorchesi", bravi, "gajardi" e strani in quel modo "indolore" che potrebbe fargli fare la carriera di altri loro concittadini, quindi: "a me gl'occhi!". Quello che mi appresto a recensire non è un disco ma un cd + dvd fatto con i controfiocchi, penso che potrebbe fare gola a molti indie-pendentemente dal circuito di appartenenza (perché… caro piccolo uligano tutti apparteniamo a qualcosa/qualcuno no!?). Senza perderci in queste mie perle di saggezza da salumiere, inseriamo subito questi baldi figli della grande mela nello sterminato mondo dei freak, ma per restringere ulteriormente il campo d'azione la locazione è fra il post-punk, il kraut, e la psichedelia intesa nel modo più lato possibile. Queste poche informazioni avranno diretto il navigatore di alcuni ai loro concittadini che hanno fatto strada come i Liars, bene, potete star tranquilli che il vostro satellitare non vi ha ancora traditi perché, con le dovute differenze, l'accostamento ai "bugiardi", quanto meno per il risultato e per la forma mentis, ci sta tutto. Ma visto che a quanto pare l'esegesi del testo libera dall'interpretazione dello stesso, direi che l'analisi comparata dei live e del reperto audio fa capire che non improvvisino o meglio: non solo! Anzi, riconoscerete alcune delle tracce contenute su questo disco che in versione live. In sede di concerto tutto si allarga a dismisura in direzione di un percussionismo a più persone attraversato da elettronica analogica (o simile) che da colore ad un ritmo stile "drum-beating" (il percuotere i tamburi come allo stadio) che spesso capita di vedere in alcune dimostrazioni di protesta americane. Il vostro teleobiettivo non ha ancora inquadrato il bersaglio? Allora immaginatevi de suoni simil-synth a volte acidi volte giocattolosi e dei tempi di batteria che escono dall'evoluzione del punk, il disco è molto raffinato in realtà ma all'apparenza poco "fine", in verità è travolto da quell'irruenza fracassona da rock evoluto americano che anche da noi ha trovato parecchi estimatori. Per chiarire ulteriormente l'idea o per mescolare ulteriormente le carte direi che se se gli Einsturzende più melodici ma percussivi non venissero da un passato costellato di pere e non fossero stati tedeschi ma yenkee e se avessero messo su un gruppo con dei cazzoni come gli Experimental Dental School buttandoci dentro qualche minchione da giro Load forse avrebbero fatto qualcosa tipo gli Aa, sempre che non si fossero presi così fottutamente sul serio. I video meriterebbero un discorso a parte e vi dico subito che sono molto belli ma quello che mi ha colpito di più sono i live, senza palco come per i Lightning Bolt, in mezzo ad un prato, nel "lot" di un parcheggio con una quantità variabile di persone e di gruppi più o meno conosciuti ma alcuni veramente molto affollati. Due o tre considerazioni nascono spontanee: certo, per quanto dev'essere un'esperienza pazzesca vedere un concerto (e farlo) in una situazione del genere è anche vero che il pubblico americano è sì caldo, ma a vedere alcune delle file di osservatori verrebbe da pensare che stiano ancora praticando diffusamente la lobotomia come facevano nelle comunità psichiatriche del luogo ad inizio Novecento. Viene da pensare che l'Europa sia una "vecchia frigida" che se va bene finge orgasmi, ma che in realtà ti seziona da cima a fondo smontandoti e facendoti sciamare tutta la verve amatoria o qualsiasi vigore giovanile (o ciò che ne resta). Resta comunque che come prima cosa viene da pensare che per quanto criticabili in mille cose i figli di McDonald comunque possano assistere ad un concerto dentro ad un parcheggio, che se lo fai qui da noi arrivano la S.I.A.E., l'Emplas, la Cisl e la Uil e la Snai; viene da pensare  che da quelle parti ci sia ancora il gusto di partecipare ad un evento oltre che ad un concerto e che se va bene qui ti vai a vedere un gruppo straniero facendo una macchinata convincendo tua sorella di dodici anni che è la nuova line up dei Blue; viene da pensare che gruppi del genere qui da noi non troverebbero manco un'etichetta (o lo farebbero a fatica) oltre ai concerti in mezzo ad un prato; viene da pensare che non svilupperebbero così bene il loro suono da far rizzare anche un "Rosso Malpelo" come Thurston e non dimostrerebbero per l'ennesima volta che "ok su disco suonano bene, ma dal vivo è un altro pianeta".