Arco – ORAMA (ammiratoreomonimo, 2023)

Andrea Guerrini torna dopo tre anni a caricare il suo arco, in compagnia di illustre e di illustri colleghi, fra i queli Nicholas Remondino appena incontrato nei McCormann, Cécile Denzant, Filippo Manfredi Giusti, dTHED, Enrico Gabrielli e Tobia Poltronieri.
L’impressione all’ascolto è quello di un album complesso nella sua estrema libertà. Non troverete canzoni da seguire ed alle quali appassionarvi, bensì piccoli sordidi conflitti, rimarchi, fughe da coppie, civiltà, se stessi. Le voci sono a tratti corali, a tratti in battaglia, sempre sobillate e stuzzicate da strumenti che sembrano carboni ardenti sotto ai piedi. A tratti ubriacante, Orama appare ben più ostico del suo predecessore, quasi come acqua bollente che sfugga dalle mani e scotti chi provi a fermarla fra le dita. Sembra di assistere ad un falò rituale nel quale musica folk, cantautorato storto e musica free form vengono messi a crogiolare in una forma nuova. Orama è un’esperienza composita come musica, testi ed ambienti che si compenetrano ed Andrea e banda sono bravi a non eccedere, mantenendo noi viaggiatori entro binari drogati ma sicuri. Le voci di Andrea e Cécile si sposano come fossero in natura e non fermati su di un incisione, fra le pieghe del tempo ed i cicli di luce e buio. Così conviene vivere ORAMA, un giro dopo l’altro, in musica che da orchestrale si fa torbida e sorprendente, straniante e saziante. Potrebbe amarlo chi tiene Juri Camisasca in un cassetto del proprio cuore, oppure chi saltabeccava fra Soft Machine e Matching Mole, oppure chi crede che i suoni meno allineati possano sposarsi non soltanto con noise e sperimentazione, ma anche con una forma canzone in grado di cucire piccoli capolavori.