Ambasce – Isola Santa (Dissipatio, 2022)

Cos’è un’isola se non un lembo circoscritto di terra protetto dall’acqua? Per sommi capi potrebbe essere un ritiro, un isolamento forzato.
Se poi quest’isola è campo santo allora l’isolamento può trasformarsi in adorazione, timore, seguito.
Ambasce è Alberto Picchi, come trasformare una difficoltà, un’oppressione, un’angoscia, in residui sonori.
Questo lavoro si nutre delle esperienze che lo hanno generato (la storia parla piuttosto chiaramente di VipCancro, Lisca Records, la medesima Dissipatio nasce per mano di Nicola Quiriconi, insieme ad Alberto, Andrea Borghi ed a Filippo Ciavoli Cortelli insieme proprio nei Vipcancro).
I suoni sono materici, campestri e rurali, uniti in maniera accattivante ed intensa, ad esternare l’energia che l’unione fra ambiente e corpo può dare. Isola Santa è la quarta produzione in solo di Ambasce, che a tratti sembra creare bivi sonori intriganti, fatti di riflessi e di miraggi. Sottosuolo e cielo si mischiano spesso, sentori di volatili e terra, a trasportare in un limbo il proprio terreno di partenza. Un paese ormai sommerso dalle acque di un bacino artificiale nelle Alpi Apuane. Un paese ed un suono che riescono a trasformarsi in cava, in acquitrino ed in formicaio. Un paese che, perduta la sua utilità, si porge a corpo morto ed accogliente verso il passaggio di Alberto, che raccoglie e tramanda i suoni che corrono e sibilano fra le vecchie mura. Ma, al termine di questo viaggio, Operaio! un fischio, una presenza umana che vaga per questi antri, forse lo stesso Ambasce, per un finale in cui vige una tensione differente, quasi un sopito scontro di elementi che dovrebbero temersi. Ma forse è soltanto autosuggestione, potrebbe essere un altro dei fantasmi che popolanto Isola Santa, degenti o curanti dell’Hospitale attivo qui anni fa, non vi preoccupate e continuate a godere di queste tensioni elettroacustiche.