Non posso dire di essere un esperto del lavoro di Alessandro Bosetti, ma facendo mente locale su quanto ascoltato della sua opera la delusione non è mai stata un’emozione che mi è sopraggiunta. Per lo più sorpresa, stupore, dubbio, smarrimento, questo sì. È quindi a mente aperta che mi metto all’ascolto di questo Portrait De Voix, vero e proprio ritratto ricomposto di quattro voci, due maschili e due femminili, all’interno di una scrittura polifonica ritratta da Alessandro. Il compositore si poggia sulle ugole di un basso, Andreas Fischer,
un baritono, Guillermo Anzorena, Martin Nagy come tenore, Truike Van Der Poel come mezzo soprano e Johanna Vargas come soprano, ed insieme a loro costruisce un mondo intero. Bizzarro come i virtuosismi vocali possano trasportare quanto di più umano ci sia, la nostra voce, in un mondo alieno e bizzarro, tanto da riportarmi immediatamente alla mente uno dei miei libri preferiti di sempre, quell’A voce nuda di Michael Faber, con l’esecuzione del Partitum Mutante che diventa un percorso psicologico ed emozionale dei protagonisti. Qui parole, canti e toni diventano squilli, scrosci e rintocchi ma faticano a perdere il loro senso terreno, anzi; sembra quasi sia Bosetti stesso a cercare di snaturarli, unendo parole contrastanti e lingue non a cozzare bensì ad ubriacare l’ascoltatore con una fruizione che si fa via via obnubilante. Le voci stesse si staccano dalle ugole, non appartenendo più alle persone che le hanno emesse, ma diventando cera nelle mani di Alessandro. Proprio oggi guardavo in TV un documentario sulla contrapposizione fra Bernini e Borromini nel 1600. Sentendo quest’opera mi tornano in mente le immagini dell’architetto nato a Bissone mentre, con la cera, opera minuziosamente nel suo studio con le bozze della propria opera. Così mi immagino Bosetti, a lanciare per aria particole che magicamente riesce a fissare nel vuoto, creando un reticolo di collegamenti fra una particella di materia ed un’altra. Le combinazioni tra parole, fonemi, urla ed arie sono inaudite e metodiche, aspre ed ipnotiche, divertenti e sconclusionate, allegre e spaventose. A tratti addirittura intime ed accorate, pur mantenendo sempre una freschezza unita ad un rigore stilistico che ammalia e coinvolge.
Che dire? Lasciateci stupire, divertire e godere, con le voci ed i pensieri.