Adam McBride-Smith – Good And Gone (Autoprodotto, 2007)

Adam McBride-Smith

La materia dell'Americana, più o meno rimaneggiato folk tradizionale degli States, mi ha sempre lasciato abbastanza interdetto. Mica ho mai capito fin dove arrivano gli elementi che lo compongono (country, folk, blues, rock) e fino a che punto mi piacciano. Per il sopracitato motivo questo folksinger dalle corde bronzee e dalle casse di legno risulta essere una discreta incognita, una di quelle che non sai da che parte prenderla. Un po' troppo giusto per essere giusto.
Partendo dalla composizione pop quasi Beatles-iana di canzoni com St. Cecilia's Street, si fregia di melodie quasi affini al primissimo Springsteen, per ammantarle di schitarrate acustiche nel solco di un cabaret Waits-iano. La voce è pulita, appunto a tratti di Lennon-iana memoria, risulta quel particolare che più ti si mette di storto nell'inquadrarlo: è tradizionale folk americano si, sporcato di lieve pop rock come lo farebbe Ryan Adams o Brendan Benson, roba non certo abbastanza obliqua per piacere alle nostre orecchie foderate di velcro. Si professa Fahey-ano e alterna bei momenti di ascoltabilità appalachiana a pezzettini leggeri leggeri, in una dinamica citazionista che ti richiama sempre quel non so che di già sentito (Costello?).
Personalmente, non mi ha convinto granchè questo tentativo di mediare tra canzone e suonato, troppo affossato in arrangiamenti ricchi nell'acustico come nel dinamico. Sicuramente dal vivo Adam McBride-Smith rende, è un ottimo musicista e si accompagna ad altrettanto bravi coorti, tanto da essere già passato in Italia a metà di quest'anno, però mi pare un po' troppo materiale per gente che legge Buscadero, che dell'ascolto dei dischi ama lo sfogliare i booklet, che all'eccesso predilige il conforme (i tre punti non sono per forza di cose collegati). Un buon prodotto insomma, ma non Good, per me, quanto Gone.