Xabier Iriondo – Irrintzi (Brigadisco/Wallace/Phonometak/Santeria e altre, 2012)

Il primo album solista di una delle figure più presenti, in molteplici vesti, nel giro indipendente italiano è certamente un evento, che viene onorato con un insolito doppio vinile in cui ogni disco presenta un lato inciso e uno serigrafato: sul primo troviamo pezzi originali, sul secondo cover. Ad accompagnare il musicista sono, di volta in volta, i compagni di tante passate (e future) avventure. L’operazione è ad alto rischio autocelebrazione, e in effetti la cosa non viene del tutto elusa, ma l’album riserva comunque qualche sorpresa. Irrintzi è concepito come un autoritratto che mostri le molteplici facce di Xabier Iriondo, così come le sue fonti d’ispirazione, sacrificando la scorrevolezza dell’ascolto a favore di un percorso a zig-zag che contribuisce a integrarne la discografia e la biografia, andando a colmare alcuni vuoti.

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electroacousticsilenceflatime

ElectroAcousticSilence – Flatime (Amirani/Grim, 2010)

Ieri sera mentre facevo zapping, mi trovo di fronte a questa formazione che ad Umbria Jazz esegue Imagine come pezzo di apertura del live: che dire?… Che quel pezzo mi fa schifo? Che da sempre quando lo ascolto provo quasi simpatia per Italo Balbo e per la sua idea di effettuare i bombardamenti a tappeto sui civili? Ma soprattutto che quello che mi fa più schifo di tutto è vedere queste bande di "marchettari da salotto" che fanno sì che la moglie dell'assessore dica di essersi divertita "alla serata jazz"? Che il reazionario de "il Grande Jazz", sentendosi un amante della "musica di qualità" ascolti e, peggio ancora, pretenda di ascoltare da sempre lo stesso disco, lo stesso pezzo, gli stessi standard, gli stessi incastri strumentali e le stesse melodie senza farsi troppe domande su quello che si pari dietro questo modo di ragionare e di vivere?. Lor signori "scelghino" la risposta che li aggrada maggiormente.

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Adam McBride-Smith

Adam McBride-Smith – Good And Gone (Autoprodotto, 2007)

La materia dell'Americana, più o meno rimaneggiato folk tradizionale degli States, mi ha sempre lasciato abbastanza interdetto. Mica ho mai capito fin dove arrivano gli elementi che lo compongono (country, folk, blues, rock) e fino a che punto mi piacciano. Per il sopracitato motivo questo folksinger dalle corde bronzee e dalle casse di legno risulta essere una discreta incognita, una di quelle che non sai da che parte prenderla. Un po' troppo giusto per essere giusto.

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