Aaron Rumore – GLORIA (Autoproduzione, 2022)

Aaron Rumore lo conosco da circa 6 anni e vedere la sua metamorfosi mi ha da una parte destabilizzato e dall’altra rassicurato. Gli devo molto, dai Radford Electronics a Luxardo!, a mille spunti, sempre storti. Quest’anno ha, insieme alla ballotta, sviluppato la seconda edizioni di Ecosistemi, festival di quella che potremmo chiamare Hyperpop o PC Music, sull’onda della riappropriazione e della trasformazione della musica pop in qualcosa di più aderente a dei corpi ed a delle anime in cambiamento.
Ma, oltre a questo, ha prodotto GLORIA, il suo ultimo disco, dopo la prima fase trasformata che lo aveva visto cambiare monicker in Lil Rumore. Ho delle difficoltà a posizionarlo, fino a quando capisco che non ho nessun bisogno di farlo. C’é molto in poco più di 25 minuti di musica: elettronica, nuvole, rap, luce, trasversalità pop, dance. Immaginatevi Aaron attraversare nuvole di meringa ed mdma, con Napoli sotto di lui. Beats plastici, testi universali, che rappresentano il legame con la propria città ma soprattutto con se stesso. È chiaro come questo progetto non sia un divertissement ma uno state of mind ben preciso, ascoltando più volte GLORIA l’immagine che mi si stampa in mente è quello di un Aaron che scende delle scale bianche, tenendo in pugno in una mano il ritmo e nell’altra dei violacei raggi laser. Si muove, cantando, come se nello stesso momento si trovasse in un rave, in una festa cheeck to cheeck od in una sauna. C’è qualcosa di epico, che ci fa muovere la testa seguendolo, come in un’epico rallenty: Adrenalina in questo senso è di sicuro l’apice del disco, brevi scatti per un reiterarsi di una linea di un traguardo che è talmente stirata da avvolgerci tutti. GLORIA è un disco che gira ad una velocità differente dalla nostra e dal mondo che ci circonda. Ci bea, ci ubriaca e ci chiede di seguirlo. A lasciarsi tentare è una scala mobile che viaggia libera sempre più veloce. Chiudete gli occhi, alzate le mani e sorridete, via…