Salomè Lego Playset – So Much Was Lost In The Process Of Becoming (Spettro, 2011)

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La Spettro Rec. di Bologna è una giovane e attivissima net-label che nel giro di un anno ha già messo in fila oltre una cinquantina di uscite dei generi più disparati, dall’industrial al post-rock all’hip-hop (!). Normalmente una cosa del genere mi farebbe storcere il naso, facendomi pensare che una tale bulimia non possa che andare a scapito della qualità, ma se anche fosse, non è certamente il caso dei Salomè Lego Playset.
I quattro felsinei, utilizzando svariati strumenti, fra cui spicca un sax in particolare evidenza, si misurano con una musica melodica e quasi totalmente priva di asprezze, ma anche senza alcuno spiraglio di luce, come conviene al concept dell’album, incentrato sul tema dello trascorrere dell’esistenza e delle aspettative sempre deluse. Questa sorta di esistenzialismo Buzzatiano è tradotto perfettamente da una musica che potremmo descrivere come jazz-rock di ascendenza canterburyana, ma aggiornato attraverso gli stilemi del post-rock, con dilatazioni che sfaldano ogni residuo di forma canzone. Inevitabilmente l’album non è di facilissimo ascolto, data la pesantezza concettuale che lo pervade, ma dal flusso sonoro spiccano almeno il breve bozzetto cantato di Heimarmene, le architetture inquietanti di The Mountain, che finiscono per perdersi in coltri di rumore e il lento e doloroso incidere di Il Deserto E Le Fortezze, il brano forse più rappresentativo dell’intera raccolta. I per nulla dolci venti minuti finali di Dolce Mattatoio, dove field recordings ed elettronica prevalgono sulle derelitte melodie, sigillano degnamente un album difficile e appagante, che merita almeno un ascolto attento. Potete darglielo qui.