Grizzly Imploded – Steel From Your Brow (Metzger Therapie, 2016)

Arriva a materializzarsi su vinile il suono dei Grizzly Imploded a due anni dalla cassetta su Sincope di cui vi parlammo a suo tempo e dal CD-R Autonomia che invece ci siamo persi ma che sarà il caso di recuperare. Per ora però c’è questo Steel From Your Brow che conferma quanto già sapevamo e innesta qualche elemento nuovo e inatteso. In un genere dove non sempre è facile distinguere fra le proposte valide e i semplici fomentatori di gazzarra un brano come Shells Speak Aloud sgombera subito il campo: è musica improvvisata di quella che non si improvvisa ma nasce dalla pratica e dalla volontà di mettersi in gioco di continuo; a un inizio incerto e disturbato segue un crescendo che si trasforma in un’equilibrata tenzone dove si perdono i comuni rapporti fra le forze in gioco (ricordiamolo, due chitarre e una batteria), tutti fanno ritmo e tutti fanno… melodia. Se dovessi identificare un elemento che rende riconoscibile il suono dei partenopei indicherei proprio questa salutare assenza di gerarchie fra gli strumenti. La sorpresa è che nei due pezzi successivi i fattori in gioco sono quattro: arriva la voce, che a memoria non credo sia mai stata della partita. Nella sorniona e sottilmente spigolosa Flowed Out Of The Cyclones Waking To Lightning Jolts fa i vocalizzi di Gaelle Cavalieri fanno appena capolino, ma in Full Of Flames sono l’elemento caratterizzante (opera stavolta del chitarrista Sergio Albano): il brano è forse il meno rock del disco, prossimo alla concrete music, con la voce da bluesman sbronzo che ogni tanto emerge dal rumore (per darvi una vaga idea, pensate ai Madrigali Magri che icontrano gli Starfuckers). Poi il pezzo si fa più teso, diventa quasi uno scontro al rallentatore e anche la voce sale di tono, trasformandosi in un lamento che svetta in un finale disastroso ed epico. Visto il risultato particolarissimo – il cantato viene ad essere un anomalo elemento d’ordine – è una strada che meriterebbe di essere battuta. Sì è così arrivata alla fine del lato; sull’altro troviamo una Surrounded By Dark Poplars che prima avanza a fatica e poi sferraglia che è un piacere e una Livid Shadows That Blind The Pawns rilassata e minimale dove grande spazio ha la batteria mentre le chitarre sono impegnate nel produrre microsuoni e sfregamenti, finchè i battiti che occupano sempre più lo spazio e le corde insistenti che stridono e dronano rendono più tesa l’atmosfera e conducono il disco alla fine. Nello strano universo parallelo dove i Grizzly Imploded sono un normale gruppo rock questa sarebbe la loro ballata sbancaclassifica, ma in questa dimensione, ho già avuto occasione di dirlo ma mi ripeto volentieri, il trio partenopeo suona probabilmente l’unico rock’n’roll possibile oggi, di sicuro l’unico che abbia senso.

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