Frontier(s) – There Will Be No Miracles Here (Arctic Rodeo, 2010)

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Uscita blasonatissima per l’ottima Arctic Rodeo: membri di The Enkindels, Mouthpiece, Stay Gold e, soprattutto, mister Chris Higdon al bel canto, indimenticata voce degli Elliott… insomma, per intenderci rapidamente: tutto il "necessaire" per far batter forteforte i sensibilissimi cuoricini dei più raffinati emokids. Per i meno avvezzi (come il sottoscritto, non ve lo nascondo): siamo, direi, in territori Revelation circa metà ’90. Emo elegante con ritmiche molto varie ma sempre powerpoppy, influenze wave (si senta la quinta traccia, ad esempio: le suggestioni sono quelle che da sempre infondono nel genere il buon materiale propulsivo… si pensi ai Moss Icon…) e un uso spericolato e straniante (nell’ambito) del wha-wha – caratteristica, quest’ultima, che a onor del vero già rendeva gli Elliott particolarmente interessanti. Chi apprezza questi suoni e questo mood avrà di che rallegrarsi: compri pure a scatola chiusa ché, si sa, al cuor non si comanda né domanda. Detto ciò, e con ciò più che altro indirizzati i fans, mi pare francamente innegabile che il vecchio gruppo di Higdon fosse però ben più avventuroso: questi dei Frontier(s) sono in ultima analisi null’altro che discreti pezzi radiofonici arricchiti da improvvise lievi raffinatezze (melodiche e ritmiche), ma appesantiti da un cantato incapace di ruvidezze (o, comunque, di significative variazioni espressive) e, soprattutto, di concepire anche seppur minimi spazi di respiro (sì, il cantato di Poor Souls è davvero bello, ma nel totale del cd si respira un horror vacui alla lunga estenuante) e suoni ed arrangiamenti in generale sempre laccati e pompatissimi. Tutto sempre, come da copione, strappacore. Si rischia seriamente, qui, d’addormentarsi emo per risvegliarsi Brian Adams. Se capite cosa intendo.