Nel darmi questo disco da recensire, mi è stato detto che tanto quanto avrei dovuto abbassare il volume per ascoltare il lavoro di Riparbelli/K11 avrei dovuto alzarlo per ascoltare al meglio Ruhlmann, il che è parzialmente vero, ma vediamo di che si tratta: per chi non conoscesse questo sperimentatore tedesco si tratta di un maestro delle field recording e padrone di una micro label come la Somne e non a caso, nella migliore tradizione del genere, per ogni traccia sono indicate accuratamente le fonti sonore.
Fra palline d’acciaio, vetri, macinacaffè, insetti, cactus, piante seccate, tubi e altri materiali di uso più o meno comune, Ruhlmann cerca le fonti sonore che assembla successivamente per dare vita ai diversi brani e lo fa con un gusto disarmante. Se pensate che mettere insieme tracce dove rumori soft ottenuti con diversi oggetti e minimi drone che colorano il tutto sia alla portata di molti musicisti, vi state sbagliando di grosso: la capacità di calibrare le proporzioni e di lasciare il minimo indispensabile in scena è quella che fa la differenza fra gente di mestiere e compagini di disperati. Ascoltate e giudicate voi stessi. Il sound artist/designer musicista tedesco conferma di sapere ciò che fa e di farlo al meglio, tanto che nonostante i ripetuti ascolti, questo disco non mi ha mai e poi mai stufato. Un lavoro a tratti affascinante.