Tsigoti – No Vacation From Poverty (Offset, 2023)

La voce, teatrale ed espressiva, quasi grandguignolesca di Thollem McDonas, rimembra antichi fasti di alcuni ragazzi pallidi, addirittura di Re ma con un’espressività lirica assolutamente personale, espressa mentre maneggia i synth in primo piano sul palco. Tale verve non svolazza qua e là casualmente, tutt’altro, è supportata da un carrarmato ritmico e plastico a cura di Andrea Caprara, Jacopo Andreini e Piero Spitilli, rispettivamente a batteria, chitarra e basso. Sono tornati gli Tsigoti, sono poveri, sono splendidi ed incazzati il giusto. No vacation from poverty è un disco omogeneo, ondivago è pressoché perfetto nel suo scivolare come la marea e la risacca, in una serie di ondate e risciacqui in cui il nostro salmodiane sbraita nel barcamenarsi della banda. Ci si ubriaca di storie, di ritmo, costruendoci viaggi mentali e proteggendoci da minaccia tetre e buie. Dentro ci sono circa 40 anni di trasversalità, dai The Ex ai Pere Ubu, dal Congo all’Inghilterra, dall’Italia agli USA, conditi da testi caustici e mirati. Quando i ritmi si chetano Tsigoti ci accarezza e ci ricopre come una calda coperta (Climate Climax) che temiamo possa prendere fuoco da un momento all’altro, tanta è l’intensità. Altrove, come in Panama Pandora Papers, il tessuto su slabbra ed è come se dei tizzoni di brace venissero eruttati qua e là. Thollem e la sua banda sembrano essere una congrega di folli, tanto sinceri da non venire considerati, le teste storte, ritmi sghembi e clamorosamente toccanti. Li aspettiamo dal vivo, per gettarci nel loro calderone e farci tutt’uno con la ciurma. Intanto sudiamo come il dannato in copertina, ripassando gli spartiti.