I Three Second Kiss sono un gruppo nato adulto. Sono un progetto complesso, sofisticato, pur rimanendo nella “classica” formazione rock con chitarra, basso, batteria e voce.
In oltre trent’anni di attività hanno pubblicato sette dischi e questo nuovo From Fire I Save The Flame arriva a ben dodici anni dall’ultimo spigolossisimo Tastyville (Africantape, 2012).
Il math rock, materia d’esame di questo disco, è trattato con disinvoltura e gran mestiere. I suoni sono estremamente americani con le chitarre a farla da padrone, come è giusto e bello che sia. La produzione, affidata a Don Zientara, è asciutta e potente allo steso tempo.
Le dinamiche governano l’incedere tremolante del disco, come la fiamma in copertina. Siamo immersi nel suono Dischord, pur muovendoci sull’asse Catania-Bologna.
Accasatisi alla Overdrive, una delle poche etichette italiane degne di nota, i TSK sfornano un disco veloce e godibile anche da orecchie non particolarmente avvezze a sonorità. Il punk rotto da cambi di ritmo, botte e scosse è veicolo per un messaggio diretto e non scontato che anima movimenti sconnessi del corpo, voli deliranti della mente e sobbalzi emotivi dell’anima.
Tralasciando le due Intermission, pezzi di passaggio da una sezione all’altra del disco, il tutto è coerente per sonorità e spaccati sonori, senza particolari strappi stilistici. Alla fine, però, ci sono i pezzi migliori dell’album, almeno per chi scrive.
Fuss e Heart Full of Bodies cambiano le carte in tavola. Si scoprono, infatti, dei TSK capaci di sorprendere e non solo grazie alla loro indubbia bravura, ma con idee che fino a fine disco sembravano lontane dalle loro coordinate.
La prima caratteristica è la melodia. In realtà, mai realmente tralasciata, ma certo spesso obliqua. La seconda è la riflessività. I tempi si rallentano e i colpi si fanno più attenuati.
Il resto dell’album sono sette tracce di ottima musica alternativa figlia di un percorso artistico che ha visto il power trio attraversare ben tre decadi tra palchi internazionali e collaborazioni eccellenti. Nel 2024 un nuovo disco di una band come i TSK può sembrare un’azione revivalista e anacronistica, ma le band esperte “devono” trovare il tempo di produrre e uscire ancora per aiutare noi ascoltatori di un tempo di godere ancora delle loro idee e vibrazioni. Per le nuove e sempre meno numerose generazioni, è importante potersi confrontare e rivedere, se possibile, nei maestri per trarne spunti e rielaborarne i messaggi.
Inutile sottolineare come sarà ancora più emozionante rivedere dal vivo il trio bologno-catanese per riassaporarne tutta l’elettricità che gli ha resti tra gli ultimi alfieri della musica (di)storta.