Già dal breve trailer di presentazione si può percepire tutta l’inquietudine delle nuove composizioni di Thembi Soddell. Richiamandosi ad un immaginario esorcistico, il video mostra l’inquadratura stretta su una bocca che rigurgita una treccia di capelli, immagini che hanno la forza di inquadrare efficacemente il concetto che sottende le cinque tracce del disco. Cercare di gestire con fatica un male interiore, spesso caoticamente contraddittorio.
Love Song, come afferma la stessa autrice, è un titolo che usa l’umorismo nero per parlare di relazioni sentimentali, concentrandosi su quella zona liminare dove queste diventano subdole forme di abuso psicologico, con tutto il disordine mentale che ne consegue. Argomento trasposto con efficacia attraverso il suono, o, sarebbe meglio dire, sfogato col suono. Infatti l’approccio della Soddell è volutamente provocatorio e punta a colpire direttamente la percezione nuda dell’ascoltatore, trasmettendo ansia e turbamento, nel tentativo di stabilire un rapporto dialettico-emozionale crudo.
Muovendosi tra sound design, field recordings e nervi scoperti, la sound artist australiana compone tracce densamente oscure e abissali, feroci nelle loro esplosioni di volume, utilizzando come uno degli strumenti principali le manipolazioni della voce della sperimentatrice Alice Hui-Sheng Chang, alla quale è stato espressamente richiesto di vocalizzare il collasso percettivo. Il risultato è affascinante e ansiogeno, e riesce a descrivere in modo volutamente frammentario e con cura del dettaglio contesti emotivi complessi, dove passione, paura, tensione, quiete, desiderio, rabbia e stasi si sovrappongo confusamente in momenti carichi di tensione emotiva. Climax cupi e intensamente eccessivi, bruschi collassi e implosioni, tagli improvvisi e silenzi che diventano peso riflessivo, particolari disturbanti e continui cambi di profondità traghettano in un percorso accidentato verso lo smarrimento e l’alterazione. Un lavoro complessivamente riuscito e claustrofobicamente interessante.